DON ANTONIO

giovedì 14 luglio 2011

OMELIA 21/10/1996

La parola di Dio di questa domenica ci presenta il nucleo della morale cristiana, il fondamento della vita cristiana, la sintesi di tutti i comandamenti A e N. T. La fede autentica, la fede vera e sincera che si manifesta e si esprime nell’amore verso Dio e nell’amore verso il prossimo come abbiamo sentito nella lettura del Vangelo.
Diciamo subito che non si tratta di 2 comandamenti ,ma di un unico grande precetto: il precetto, il comando dell’amore: l’amore a Dio e l’amore al prossimo sono posti sullo stesso piano; non si può infatti separare l’amore di Dio dall’amore al fratello, come ammonisce l’apostolo Giovanni: “se uno dicesse io amo Dio  e odiasse il suo fratello è un bugiardo”.

Anche l’A.T. conosceva questi comandamenti e il brano dell’Esodo che abbiamo ascoltato nella prima lettura ce ne da l’esempio. In questa prima lettura si parla dell’amore al prossimo in concreto. La lettura è un richiamo a mettere in pratica le virtù della giustizia e  della carità, in particolare verso gli ultimi: i poveri, i deboli, , verso gli stranieri, le vedove, gli orfani, verso gli emarginati e gli indigenti..
Il Signore è dalla parte del povero non in astratto ma concretamente, il Signore ama gli ultimi e prende parte attiva a loro favore: il Signore ascolta il grido dell’oppresso e del maltrattato , il Signore si interessa del povero che cerca denaro come si interessa che il mantello dato in pegno venga restituito al tramonto del sole.                                  

Gesù andrà oltre queste affermazioni dell’Esodo fino a personificarsi nel “PROSSIMO”, fino ad identificarsi con il povero:
“avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, in carcere e siete venuti a trovarmi.
Ogni volta che avete fatto queste cose a no di questi miei fratelli più piccolo  lo avete fatto a me”.
Non dice “come” se lo veste fatto, ma lo avete in verità fatto a me.

Il brano del vangelo ci  presenta il comando che riassume tutti gli altri comandamenti ,il comando che riassume tutta la legge e i profeti. Il discorso, come  al solito si inserisce in una disputa con i farisei e i rabbini del suo tempo i quali facevano lunghe discussioni per cercare e trovare il comandamento primo e il più importate da osservare. Gesù non risponde con una novità , ma da’ una risposta conforme pienamente alle scuole rabbiniche e alla preghiera dello “Schemà” che si recitava tre volte al giorno:”amerai il Il Signore con tutto il  tuo cuore,con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”.
Questo è il primo e il più grande dei comandamenti e il secondo è simile al primo: “amerai il prossimo come te stesso”.
La risposta di Gesù non è una novita’ perché già si conosceva  nell’A.T.

A noi non resta che esaminarci su questi due comandamenti.
Confrontiamoci con il primo comandamento: Il primo comando insegna l’amore assoluto,esclusivo,totale e senza riserve o condizioni a Dio,contro ogni forma di idolatria, peccato facile allora come oggi cioè la tentazione do sostituire Dio con altre persone o peggio cose. Grave tentazione: sostituire il nostro io a Dio,collocare Dio non al primo posto, ma dopo le cose care e amate, ci ricordiamo di Dio solo quando capitano le disavventure, quando le cose non vanno bene, quando non ce la facciamo solo con le nostre forze e allora si ricorre a Dio quasi  il “toccasana” e il  rimedio a tutto.
E’ veramente Dio al centro della nostra vita?                                                                                                     O semplicemente domandiamoci se Dio è importante per la nostra vita, se trova posto nella nostra giornata, se occupa almeno un po’ del nostro tempo, un po’ della nostra esistenza. Qui sulla terra spesso non troviamo un momento, un tempo per stare con Colui col quale staremo per tutta l’eternita’. Il comando è “ama il Signore con tutta l’anima, con tutte le forze”.per dire con tutto te stesso.. e noi possiamo fare una verifica per vedere se mettiamo in pratica questo comando di Gesù.

Le cose riempiono spesso il nostro tempo, svuotano l’esistenza e ci tolgono felicità vera, le cose ci assorbono a tal punto che non troviamo per il Signore neppure le briciole di tempo. Facciamo fatica e pregare, andare a Messa  e se lo facciamo ci prende la noia e la stanchezza.
Quando crolla la dimensione spirituale dell’uomo,viene meno il cuore dell’uomo,  viene meno la speranza, decadono gli ideali ,si perde il senso del “perché si esiste”, si offusca la meta eterna e  la vita diventata un interrogativo inquietante , un andare inarrestabile verso la morte.

Possiamo anche verificare il nostro amore a Dio, confrontandoci con il secondo comando, che è simile al primo. L’amore a Dio e al prossimo si richiamano a vicenda. Dice l’apostolo Giovanni: “se uno non ama il prossimo che vede non può amare Dio che non vede”. Qui l’amore al prossimo deve essere capito nell’interpretazione di Gesù:” amatevi come io ho amato voi”. Qui non si tratta dell’amore al prossimo spesso confuso con la cortesia, con il rispetto per gli altri, con la solidarietà umana, con la filantropia,, qui Gesù parla di un amore di donazione che coinvolge tutta la persona.
Un amore autentico, vero, generoso,un amore di servizio e di dedizione all’amico e al nemico, al simpatico e a quello che ci maledice, un amore fino alla donazione della vita: “da questo tutti sapranno che siete i miei discepoli”.
                                                                                                                               .

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