DON ANTONIO

martedì 19 luglio 2011

OMELIA DI AVVENTO 1986

Il messaggio della Liturgia di questa domenica è un messaggio di gioia, è il lieto annuncio della prossima venuta del Signore. “Rallegratevi” perchè  il Signore è vicino. E mentre il mondo si affretta nei preparativi esteriori della festa del Santo Natale come un  grande affare economico e consumistico, festa dei giocattoli e festa dei bambini, una festa fatta più per i sogni e le illusioni che non per il ricordo  di Gesù Nato in una stalla di Betlemme, noi cristiani dovremmo preoccuparci della PREPARAZIONE INTERIORE E SPIRITUALE.

Isaia nella prima lettura parla del profeta come un uomo consacrato da Dio, come colui che parla in nome di Dio e porta un messaggio di pace e di liberazione per i poveri, i miseri, gli oppressi. Il messia  non è il messia re, un messia potente che arriva per restaurare un regno di pace e  e di giustizia non con  la forza o la violenza, ma un  Messia umile e semplice  che nasce in una stalla, un messia povero. Un Messia  che entra in Gerusalemme cavalcando un asino, un Messia perseguitato fin dalla nascita da Erdode e che sarà adorato dalle persone semplici e umili come i pastori e i magi.

Gesù nella sinagoga richiamerà proprio queste parole di Isaia per indicare la sua missione  di Messia e di profeta, per testimoniare la sua opera di Messia: “il Signore mi ha consacrato e mandato a portare la buona notizia ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, la scarcerazione dei prigionieri”.
Nel vangelo compare la figura austera di Giovanni Battista che non parla della sua missione di precursore del Messia, o di battezzarore , ma ci descrive la figura e la missione di Gesù: il Messia atteso, la luce vera venuta per illuminare ogni uomo.
Il Battesimo che Giovanni conferiva presso il Giordano era solo un battesimo di penirtenza e di conversione in vista ed in preparazione del Battesimo di Gesù:che “battezzera’ in acqua e Spirito Santo”.
Le parole dei due grandi profeti ,di Isaia e di Giovanni Battista sono una esortazione per noi per riconoscere il Messia e il Cristo nel nostro tempo, nella nostra storia, fra gli uomini del nostro mondo.
Allora si tratta di una preparazione  non ad un Natale di tanti secoli fa, ma alla venuta di Cristto nell’oggi.

Il Messia, il Cristo che desidera nascere nei nostri cuori è il Messia del quale ci prlano i vangeli:un messia che nasce nella povertà, che si fa piccolo per accogliere i piccoli ,i poveri e gli umili; un messia ben diverso e ben lontano dal babbo natale carico di doni o che scende fra i piccoli per dispensare luci e alberi carichi di regali. Sono  invece proprio i poveri, quelli che hanno il cuore semplice, libero da affanni e richezze, sono questi i veri poveri, i veri beati, sono questi i privilegiati del Regno dei cieli.
Perché?
Perché i poveri, gli aflitti, i puri, i mansuieti, i semplici sono le persone più disponibili ad accogliere il lieto annuncio del Natale di Dio, perché? Perche si riconmoscono creature di Dio, sanno di essere veri e poveri peccatori e bisognosi dell’aiuto e della salvezza che Cristo offre a “tutti gli uomini che Egli ama”.
I potenti, i ricchi di cose e di sicurezze, quelli che  vivono di cose e per le cose, che non sanno o non sono più capaci di guiardare oltre le cose, gli autosufficienti, gli orgoogliosi e sicuri di se, che poggiano la loro vita e quella dei figli , il loro avvenire nella loro forza o nella forza delle loro cose o del loro dio denaro, che hanno solo fede nei loro. Tutti costoro non abbisognano di parole di salvezza, non sentono il bisogno  di un  Messia , di un Salvatore, di un maestro.

Viviamo questo ultimo periodo dell’Avvento nell’umiltà,nella esmplicità, nell’ascolto della Parola di Dio, nella meditazione delle Sacre Scritture, nella preghiera e nel reccoglimento.

A natale allora si sarà contenti se no  sarà una festa come tante altre, come tanti altri natele, che volano vià e poi la noia o la solitudine o i conflitti familiari  torneranno ad essere presenti nella vita di ogni giorno.
A natale- ricordatevi- non si sarà contenti perché si sono fatti o ricevuti dei regali, dei doni, o si è fatta una stretta di mano e uno scambio di auguri, la gioia vera, quella gioia che nessuno e niente può  togliere nasce dalla certezza che Cristo  entra ,nasce nella nostra vita, entra in noi per portarci realmente il dono della pace , il dono della speranza per quanti sono nel dolore, per quelli che vivo nella sofferenza, per tutte le persone che stanno portando una croce.
La gioia verà la sperimenteranno quelle persone povere e semplici che come i pastori al tempo di Gesù e come tanti santi cristiani hanno posto la loro vita, la loro felicità , il loro futuro, la loro  vita eterna non nelle cose della terra, ma in Dio e  unicamente in Lui e nella su provvidenza.

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