DON ANTONIO

giovedì 21 luglio 2011

OMELIA FEBBRAIO 1996

Oggi  le letture ci  aiutano a riflettere sulla Parola di Dio, una parola che è il  fondamento della nostra religione. Le Sacre Scritture, la Bibbia, il Vangelo assieme poi alla Tradizione della Chiesa sono le fonti della nostra fede perché lì in quelle pagine troviamo non solo la rivelazione di Dio come la storia del popolo d’Israele e della Chiesa, ma  vi troviamo scritta anche la nostra vita. La parola di Dio è una bella notizia per tutti gli uomini : Dio ci ha parlato, Dio non è più un enigma, solo un mistero e un silenzio, no Dio ci ha parlato concretamente nel SUO FIGLIO, E PRIMA HA PARLATO nei profeti e ORA continua a parlare nella Chiesa.
Una parola autentica, solenne, una parola che non tramonta : “i cieli passeranno ma le mie parole non passeranno”, una parola  che deve diventare vita, una parola che anima la liturgia e le nostre giornate attraverso la preghiera dei Salmi, una preghiera nella  quale ringraziamo il Signore : “Rendiamo grazie  a Dio”, una parola scritta nel libro la “ SACRA SCRITTURA” un libro che forse tanti possediamo ma che pochi hanno letto interamente.

Gesù non si faceva illusioni, Gesù  conosceva perfettamente bene la  lentezza del cammino della parola di
Dio, Gesù si rendeva conto di come il suo messaggio sarebbe stato lungamente incompreso.  30 anni di testimonianza di lavoro, di umiltà, di semplicità nella famiglia di Nazareth e solo 3 anni di vita pubblica, di itinerante, di annunciatore della Buona Novella. Gesù è consapevole del suo fallimento umano, fallimento non dovuto alla Parola,ma alla durezza di cuore degli ascoltatori. Per questo Gesù spiega la parabola ai suoi più intimi amici :prima ai dodici apostoli e poi la spiega a tutto il popolo, perché dice Gesù “a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma  a loro, agli altri non è dato”.

E’ una verità che facciamo fatica a comprendere : tutti ascoltiamo le stesse letture, tutti ascoltiamo l’omelia,
tutti desiderano oncontrare il Signore, ma alla fine solo in pochi la Parola di Dio porta frutto. La colpa non è del seminatore, la colpa non è della semente, ma l’unica colpa sta in chi riceve la semente       : questo lo abbiamo
ascoltato nel vangelo di oggi.
Il messaggio della parola si può riassumere in alcuni momenti :
1.Innanzitutto la prodigalità di Dio e l’efficacia intrinseca della parola. Dio non teme di seminare in tutti i tipi di campo, in tutti i tipi di terreno e poi  è pronto anche a ripetere la semina. E così è anche per il  seminatore : ripete la semina, non si stanca e non si  demoralizza a seminare più volte. Tutti abbiamo capito che il seme è la Parola di Dio, il seminatore è Cristo e con Lui tutti  gli  operai del Vangelo :missionari, sacerdoti,catechisti,religiosi,fedeli laici. La parola di Dio viene offerta ripetutamente: quante prediche,poi  il catechismo, le catechesi, gli incontri personali, incontri per giovani, visite alle famiglie,poi ci sono  occasioni particolari :funerali, matrimoni,battesimi..tutte occasioni per seminare la Parola, per mettere in pratica la parola di S. Paolo a Timoteo :”annunzia la parola,insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna ,ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina”.

La parola può cadere in un terreno sassoso : costui è l’uomo che ascolta la parola domenicale, le letture della Liturgia, è anche attento alle letture, prende il foglietto per seguire meglio la Parola e lo fa anche con interesse, però quest’uomo è incostante,non ha radici solide di vita cristiana,non ha costruito la sua casa,la sua esistenza sulla roccia , e allora appena sopraggiunge una tribolazione, una croce, una disgrazia in famiglia,una persecuzione, si dimentica prontamente quanto aveva udito e la vita non si conforma più alla Parola.
Ci sono persone che soffocano la parola di Dio : la semente caduta tra le spine ed è costretta a morire.
La parola viene soffocata a dalle preoccupazioni del mondo e dall’inganno delle ricchezze.

Questi cristiani sono andati a catechismo, hanno seguito la tradizione : battesimo dei figli, poi Cresima , poi matrimonio in chiesa e poi non sono più rientrati in chiesa se non per i funerali o per qualche importante cerimonia  familiare. Costoro  conoscono la Parola di Dio e anche i comandamenti,eppure la loro vita trascorre nella grigia mediocrità, tra incoerenze e cattivi esempi, adagiati ormai nelle cose materiali, contenti dell’inganno provocato dall’attrattiva delle ricchezze,  del consumismo, del benessere. Ecco il seme caduto tra le spine.
Di fronte a questa realtà abbiamo due  certezze che ci vengono dal profeta Isaia e che sono riportate nella prima lettura e nel vangelo : una certezza che riguarda l’opera della Parola di Dio e la certezza circa  la totale cecità o indurimento del cuore.
Innanzitutto una parola di speranza. Nella prima lettura  la parola di Dio è paragonata alla pioggia che scende dal cielo e sempre produce il suo frutto. La parola che viene da Dio ed  entra nel cuore dell’uomo, “non ritornerà al Signore senza effetto, senza  aver operato ciò che desidero”. Parola potente, parola operante, parola efficace.
Ci sono cristiani che vivono nell’angoscia e nell’inquietudine,specie adulti, anziani, catechisti e anche sacerdoti :hanno tentato di trasmettere la fede ai figli, ai nipoti, ai fedeli, ai ragazzi, una fede solida,bagaglio forte di intere generazioni che hanno dato anche la vita per questa fede, e ora hanno l’impressione di non essere più compresi, né accettati. Hanno l’impressione che anche la fede abbia fatto il suo tempo ,si sia logorata  e smarrita.

Ma la realtà più dura, angosciante, inquietante  è la profezia di Isaia che è un richiamo  al faraone  che non vuole ascoltare Mose fino alla morte o a Giuda che  non vuole vedere fino al suo suicidio. Una verità che con  fatica, ma con verità dobbiamo dire : a un certo momento l’uomo , dopo tanta Parola,è lasciato a se stesso .Ecco le testuali parole del profeta

“voi udrete ma non  comprenderete, guarderete ma non vedrete perché il cuore di questo popolo si è indurito (esempi citati: faraone, Giuda….), sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi,per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non intendere con il cuore e convertirsi e io li risani”.
Si tratta di una tragedia, che sorprende chi, dopo tanta Parola di Dio annunciata, dopo tanti richiami e tante correzioni da parte del Signore preferisce chiudere gli occhi per non vedere, preferisce la morte alla vita,

In questi giorni leggendo il libro del profeta Amos abbiamo sentito parlare di carestia : giorni di fame e di sete ma non di cose, ma della parola di Dio, che cercheranno m a non la troveranno.
Domandiamoci ora fratelli e sorelle: se ascoltiamo con gioia e interesse la parola di Dio oppure è soltanto con noia, con indifferenza, con superficialita’.

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