DON ANTONIO

domenica 10 luglio 2011

OMELIA PER LA FESTA DI CRISTO RE 1996

Con la festa odierna di Cristo Re dell’universo si chiude l’anno liturgico. Domenica prossima inizierà il nuovo anno con la prima domenica di Avvento. La liturgia della Parola  ci offre oggi , ancora una volta, il nucleo del messaggio cristiano che è Gesù il Cristo, il Messia Re dell’universo:una verità che sempre ci sconvolge e ci lascia ammutoliti: sì Dio è Re: un re umile e povero, un re che possiede tutti i beni, che ha in se la pienezza della Verità e della Vita e che al tempo stesso si è lasciato inchiodare sulla croce, un Re che tutti invochiamo come Signore e Padre nostro e che al tempo stesso ha scelto la morte più disonorevole: la morte di croce, al grido delle folle :crocifiggilo. Un re che siede sul trono circondato da angeli e santi e da una schiera immensa di beati e al tempo stesso bambino nato in una stalla e crocifisso fuori delle porte della città di Gerusalemme.

Noi oggi adoriamo Cristo Re dell’universo, così diverso e lontano dalla nostra umana immaginazione dei re, dei principi, dei sovrani, un re pastore che entra in Gerusalemme  cavalcando un asino, che va in cerca della pecora perduta, che fascia la pecora malata, come abbiamo sentito nella prima lettura di Ezechiele, un pastore che fascia e cura la pecora ferita, un pastore che conosce le pecore una per una e  le ama ed è pronto a lasciare le 99 per cercare quella smarrita.

Il brano del Vangelo ci parla del re giudice, di Gesù Re che alla fine del mondo giudicherà tutti gli uomini e separerà i buoni dai cattivi, come il pastore che è buono ,guida e conduce le pecore su pascoli erbosi, ma poi divide le pecore dai capri, cioè Gesù Re e Giudice compirà quell’azione che non sempre la storia e i fatti hanno evidenziato, anzi , spesso i cattivi, i malvagi, la zizzania hanno avuto la meglio su questo mondo, mentre la sfortuna, la sconfitta, il fallimento sembrano accompagnarsi ai poveri, ai deboli, ai puri, agli affamati di giustizia, a quelli che piangono o soffrono persecuzione.

Questa festa non è di facile comprensione, perché noi, quando pensiamo ai re, pensiamo ai re di questo mondo, pensiamo, ai potenti di questa terra, pensiamo a tutti cloro che esercitano il potere, che hanno autorità e si fanno chiamare maestri, che hanno alle loro dipendenze sudditi e servi, possono emanare leggi e condannare i disobbedienti.

Cristo è Re in modo diametralmente opposto: Gesù è re di bontà di giustizia e di pace; il suo regno non è di questo mondo e le sue promesse non sono né utopie né miraggi umani.
Il Vangelo ci parla della presenza continua di Gesù fra noi, la sua presenza reale in mezzo a noi fino alla fine del mondo, perché Lui è l’Emmanuele cioè il Dio con noi, presente ovunque, presente nella sua Parola e nei suoi ministri, presente nella Chiesa e nei Sacramenti, e veramente presente nel fratello specialmente quello povero e rifiutato, presente nella pesrona concreta che vive ai margini della società e non ha incontrato l’uomo fratello, forse neppure in colui che si definiva cristiano o amico solo a parole.

Era un fratello caduto sotto le prove della vita, era stato emarginato dai giudizi e pregiudizi del comune modo di pensare, era caduto ai ai bordi della strada per la quale anche noi camminiamo ,  ma il levita e anche il sacerdote passano oltre,  chi si ferma e lo cura, chi si ferma e lo carica sul proprio giumento, chi si accorge di lui e per lui paga l’albergo è un nemico, un samaritano, uno che, aveva capito, che Dio non si adora sul monte Garizim o nel Tempio di Gerusalemme o dentro un chiesa, ma Dio è realmente presente nel fratello, senza attributi di amico o nemico, di buono o cattivo , di simpatico o antipatico.

“Signore quando mai ti abbiamo visto affamato, assetato ,nudo ,forestiero o in carcere? I buoni e anche i cattivi fanno tutti al Signore la stessa ed identica domanda. E Gesù da sempre la stessa risposta: “ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi  miei fratelli più piccoli,l’avete fatto a me”.
Se Cristo in persona un giorno bussase alla poirta di casa nostra, si presentasse in persona davanti a noi Lo riconosceremo? Di verto “no”  perché sara’ come una volta o come un nascituro che attende ospitalità o con le apparenze di un povero, di un uomo solo, abbandonato e rifiutato da tutti


Noi ci aspettiamo un Cristo Signore avvolto nella gloria, un Giudice più che un Padre, un Re giusto più che un  Dio misericordioso, sulle nubi del cielo avvolto di luce e di potenza.
Forse è proprio per questo che finora non lo abbiamo incontrato nella nostra vita, forse è per questo che abbiamo continuamente dubbi sulla sua esistenza e sulla sua presenza tra noi, forse  è per questo che pensiamo che non ci ami , che non ci ascolti e che  non sia Provvidenza. Abbiamo immaginato un Dio troppo diverso da quello che descrive la pagina del vangelo.

Cristo si ama accogliendolo nel fratello. Accogliere Gesù in persona presente nel fratello che ha  fame di cibo e di verità , che è nudo di vestito perché povero, e più ancora nudo perché infelice e disperato, un fratello che è in carcere per colpa o prigioniero del proprio egoismo, prigioniero di illusioni e miraggi terreni, un fratello incappato nei briganti, o caduto sotto il peso delle croci, un fratello  sfortunato, come si dice, o meglio consumato dalla lugubre logica  consumistica.

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