DON ANTONIO

venerdì 22 luglio 2011

OMELIA TEMPO ORDINARIO DOMENICA XXXIII

Queste ultime domeniche  che concludono l’anno liturgico e e che precedono l’Avvento sono un richiamo ai valori eterni, sono un invito a pensare, a meditare sulla fine del mondo e della nostra storia e al tempo stesso ci invitano a restare saldi nelle virtù della speranza, della fede e della perseveranza.
Noi tutti dobbiamo rendere conto del nostro operato, ma per fortuna non a dei giudici terreni e neppure all’opinione pubblica, ma al Padre nostro che è nei cieli e che non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva, che vuole che tutti gli uomini arrivino alla conoscenza della Verità ed entrino nella Vita Eterna.
La prima lettura del  libro dei Proverbi è la descrizione della donna perfetta, della vergine saggia.
La lettura inizia con un interrogativo: “una donna perfetta chi potrà trovarla?”.  Il modello presentato sembra astratto,  l’ideale di donna sembra  fuori da  ogni contesto reale, l’immagine di donna risulta troppo lontana e diversa dalle nostre consuetudini. Infatti  il modello che il libro dei Proverbi ci presenta è un modello comprensibile solo all’interno di una determinata cultura.

Qui la donna è considerata  come donna dedita  al lavoro in umiltà e semplicità, una donna che tesse e fila,
una donna  che risponde pienamente alla sua missione di madre e di sposa; in lei confida il cuore del marito, una donna che è anche protesa al bene comune: apre le sue mani al misero e stende la mano al povero e le sue stesse opere la lodano alle porte della città.
La donna è presentata come modello  per le sue virtù e non certo per la sua bellezza, che è soggetta all’usura  e al logorio del tempo:” fallace è la grazia e vana è la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare”.
            Noi sappiamo che  colei che ha incarnato questa immagine di perfezione e di sapienza, è la Madonna che è per ogni donna un esempio e un modello di virtù, Lei piena di grazia, Serva del Signore, ripiena di Spirito Santo e di sapienza, Lei  umile e povera, e per questo benedetta fra tutte le donne.

Il messaggio della Parola si avvicina a quello di domenica scorsa delle 10 vergini. Nelle seconda lettura si parla dell’arrivo del Signore nel momento della morte e alla fine del  mondo. nel vangelo si parla della necessità di impiegare bene i talenti che il Signore ci ha donato in vista del suo ritorno e del rendiconto finale.
Ogni uomo ha ricevuto da Dio dei doni che deve sviluppare nel corso della vita.
Con  la parabola dei talenti Gesù non intende né proporre né giustificare un concetto mercantilistico della religione, che Egli ha sempre condannato. Non è la quantità delle opere buone che conta, non è la quantità di preghiere che ci garantisce il Paradiso, quello che vale davanti a Dio è l’intenzione del cuore , è lo spirito con il quale preghiamo e operiamo.
E’ un invito ad uscire dall’indolenza, dall’apatia religiosa,dalla pigrizia spirituale, è un invito ad essere attivi nella vita spirituale. Dio si aspetta da noi un impegno costante e una corrispondenza attiva nel vivere i suoi doni:”bravo servo buono e fedele ,sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto”.
Noi tutti saremo interrogati e giudicati sulla fedeltà e sull’attiva collaborazione. Noi tutti saremo giudicati sulla fede, ma non su una a fede astratta, teorica o opportunistica ma sulla una  fede che è congiunta con l’amore e le opere di carità verso il prossimo.

Ancora il tema della fede e della vigilanza. Ci ricordiamo il vangelo di domenica scorsa: le vergini che si addormentano e  il monito finale:”vegliate perché non sapete né il giorno né l’ora in cui verrà il Signore”.Il cristiano deve essere l’uomo saggio, deve essere vigile, un uomo che non si lascia prendere a tal punto dalle cose materiali e dalle preoccupazioni della vita quotidiana fino ad assopire la vita spirituale.
Alcuni ex cristiani, ora cristiani solo di nome si sono dimenticati dei doni, dei talenti ricevuti da Dio e un pò alla volta sono finiti ai margini o fuori della Chiesa, senza fede e senza una speranza.





Ma non è difficile addormentarsi spiritualmente, o nascondere sotto terra i talenti, i doni spirituali,
non è difficile lasciarsi andare e perdere la fede : si comincia con la trascuratezza  delle preghiere, con l’abbandono progressivo delle pratiche di pietà: prima dicevi una preghiera mattina e sera, poi solo un segno di croce e ora neppure quello, prima andavi a Messa ogni domenica poi hai cominciato a saltarne qualcuna , poi ti sei limitato alle messe dei funerali, o di Natale e di  Pasqua .
Prima riconoscevi i peccati e sentivi il bisogno di confessarti, poi hai deciso solo per la confessione a pasqua e ora ti dimentichi persino  cos’è un peccato e non ti confessi quasi più.
“Beato l’uomo che teme il Signore e cammina nelle sue vie”, beato il cristiano  fedele e perseverante nella fede:” Ecco  sto alla porta del tuo cuore-dice il Signore e busso- ecco io verrò presto e porterò con me il salario, per rendere a ciascuno secondo le sue opere”.
E Se il Signore ci incontrasse ora, come ci presenteremo a Lui?

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