DON ANTONIO

domenica 31 luglio 2011

OMELIA XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Domenica scora abbiamo abbiamo parlato della correzione fraterna, della necessita’ di avvertire un fratello quando sbaglia. Questo lo abbiamo letto domenica scorsa nella prima lettura del profeta Ezechiele : “se l’empio muore per la sua iniquità e tu non lo hai avvertito, lui morirà ma della sua morte, chiederò conto a te”.
Abbiamo anche detto che la correzione fraterna presuppone una comunità di fratelli, dove ci ama   reciprocamente,una comunita’  pervasa dallo spirito di carità, di fratellanza, di amore, di compassione,di misericordia e non una confraternita dove ci si giudica reciprocamente, dove regna il sospetto, il pregiudizio  per esempio talvolta  il segno della pace, oppure pregate fratelli..restano solo atti esteriori, farisaici e niente più.

Ben Sirach nella prima lettura afferma il dovere del perdono, come superamento dell’antica legge del taglione : occhio per occhio , dente per dente. Per trovare la forza e lo spirito per perdonare il Siracide ci invita a riflettere su due realtà :
1.ricordati  della tua fine e smetti di odiare. Il pensiero della morte,il pensiero che la morte tutti ci accumuna : ricchi e poveri, giovani e vecchi, potenti o umili, ci dovrebbe spingere a deporre tutte le forme di odio, di vendetta, di risentimento, di rancore
2.la seconda realtà riguarda il pensiero della bontà, della misericordia infinita di Dio, che nonostante i peccati e le continue infedeltà del suo  popolo, continua a perdonarlo e ad amarlo. Il  Siracide  ai suoi tempi non poteva presentare come esempio il Crocifisso, esempio dell’amore di  Dio che da la vita per l’uomo peccatore.

Questa prima lettura dice a ciascuno di noi che siano tutti realmente  peccatori, e tutti abbiamo bisogno di essere perdonati. Una lettura questa  che anticipa la parola del vangelo. Il brano del vangelo inizia con una famosa domanda di Pietro :”Signore quante volte dovrò perdonare al mio fratello ,se pecca contro di me ? Fino a sette volte ?”.  Il giudaismo conosceva il perdono delle offese ricevute , ma esisteva anche una problematica nelle scuole rabbiniche : alcuni rabbini per sottolineare la bontà di Dio affermavano che bisognava perdonare 3 volte, altri dicevano che bisognava perdonare fino a 5 volte e altri ancora fino a 7 volte.
Come al solito Gesù supera le dispute dei rabbini, avete sentito che fu detto ma  ora io vi dico; Gesù oltrepassa la questione numerica  per annunciare un perdono illimitato.
Non ti dico di perdonare fino a 7 volte, ma fino a 70 volte sette , numero simbolico per affermare che bisogna perdonare sempre e a tutti.
Ora Gesù seguendo il metodo dei rabbini illustra la sua affermazione sul perdono con una parabola :
è chiaro il contrasto dei due comportamenti :il re supplicato condona al servo un debito enorme, 10.000 talenti, corrispondenti alla retribuzione di 15 anni di lavoro; però questo servo al quale tanto è stato condonato diventa esigente e implacabile verso un collega che gli era debitore di pochissimo :100 denari.

Il senso della parabola :Dio perdona gratuitamente il peccato dell’uomo che chiede perdono. Dio nella sua infinita misericordia e bontà supera ,oltrepassa la  stessa richiesta del peccatore e condona tutto il debito.
L’uomo d’altra parte svela la sua meschinità atteggiandosi a tiranno offeso e trattando spietatamente  il suo fratello anche per un solo piccolo peccato, per una piccolissima offesa, che è sempre tanto piccola rispetto  al peccato che Dio ci ha perdonato.
Su questa parola del vangelo dobbiamo verificare la nostra vita, dobbiamo fare un sincero esame di coscienza. Noi siamo pronti a perdonare che ci offende, chi ci ha offeso nel passato ? Siamo pronti e disponibili a perdonare anche se abbiamo ragione oppure siamo stati ingiustamente offesi ?
Quante volte si dicono e si sentono frasi del genere :” io non posso perdonarlo perché mi ha offeso nell’onore ;io non lo perdonerò mai perché sono stato calunniato e pubblicamente disonorato, poi non ci si perdona tra parenti, tra vicini di casa, tra fratelli, tra genitori e figli e quante volte si arriva fino alla morte con questi sentimenti  di odio,e di inimicizia.  Per un confine di terreno, per un fazzoletto di terra, per una eredità, per una sconvenienza sociale si rompono i rapporti, non ci si saluta più, si cammina per la stessa strada e non ci si guarda nemmeno, e magari poi si va nella stessa Chiesa, si fa anche la stessa Comunione , si partecipa alle stesse liturgie  in chiesa, però poi si cerca la lontananza per non dover dare la pace .

Oggi alcuni vogliono anche  autoconvincersi che non si tratta di odio ma di indifferenza, che il sentimento di rancore che  da anni  o decenni che  si coltiva nel cuore non è rancore ma solo una congenita antipatia.
Per questo dobbiamo fare un sincero esame di coscienza, perché non possiamo più d’ora in poi recitare il padre nostro e chiedere  al Padre “perdona a noi i nostri debiti”, se noi poi non perdoniamo di cuore al nostro fratello.

Chiara la parola di Gesù :”se amate quelli che vi amano, che merito avete” ?”Anche i malvagi si comportano così. E se salutate solamente i vostri amici, cosa fate di straordinario, anche quelli che non conoscono Dio si comportano così...Benedite quelli che vi maledicono,pregate per quelli che vi fanno del male. Non giudicate gli altri e Dio non vi giudicherà. Perdonate e Dio vi perdonerà”.
Due cose chiede a noi Gesù :che riconosciamo i nostri peccati così come diciamo all’inizio di ogni S.Messa e che perdoniamo di  cuore al nostro prossimo.

Un pensiero conclusivo :chi pensa ai propri peccarti trovera’ anche  più facile a essere indulgente con il fratello ; chi si accorge della trave del suo occhio è più benevolo verso il fratello che sbaglia

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