DON ANTONIO

mercoledì 27 luglio 2011

Una omelia che vale anche per me oggi

OMELIA XXII TEMPO ORDINARIO

Come sempre la Parola di Dio ci riguarda  oggi molto da vicino perché ci propone un messaggio che si scontra con  le aspettative dell’uomo e con  le proposte del mondo che ci attornia. E’ un messaggio che ci tocca tutti e  che nessuno può lasciare indifferente, è il nucleo della nostra fede, è una buona notizia, e nello stesso tempo una verità da predicare, da credere e da vivere.
Ecco il messaggio :Cristo è il Crocifisso e il Risorto, Gesù è il Servo sofferente, è il Dio della gloria, è l’agnello che toglie il peccato del mondo morto in croce, è il Dio della vita, è il Bambino nato in una stalla è il Signore della vita  e della morte.
Il cristiano ha una  certezza : tutti i fallimenti, tutte le sconfitte,tutti i dolori, anzi proprio attraverso i fallimenti e le sconfitte , proprio attraverso la croce e la sofferenza giunge alla gloria della risurrezione.
Questa verità è il messaggio della prima lettura e del vangelo. Il profeta Geremia presenta la sua situazione,
la sua sofferenza. Geremia è una immagine del Servo che soffre, un profeta osteggiato dai suoi contemporanei, tradito dai falsi profeti e amici, costretto alla fuga e perseguitato , gettato in una  cisterna, come Giuseppe ebreo. Geremia profeta maledetto dai suoi contemporanei perché annuncia la verità, perché rivela senza sfumature la Parola di Dio e cioè l’esilio del popolo ebreo , la distruzione imminente e la deportazione. Geremia nella sua sofferenza grida al Signore perchè vorrebbe sfuggire alla situazione, vorrebbe  non pensare né parlare del progetto di Dio, ma non è capace perché il Signore l’ha sedotto, è come un fuoco e gli da forza l

E’ lo stesso annuncio profetico che abbiamo ascoltato nel vangelo. Gesù dice apertamente che deve andare a Gerusalemme e la’ soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi e poi venire ucciso  e risuscitare il terzo giorno. E’ a questo  punto che Pietro, immagine dell’uomo di tutti i tempi, protesta. E pensare che poco prima Gesù aveva fondato la sua Chiesa sulla fede di Pietro (lo abbiamo meditato domenica scorsa), e pensare  che poco prima Pietro aveva riconosciuto in Gesù il Messia atteso, il Cristo, il consacrato di Dio. Pietro protesta e dice “Dio te ne scampi, questo non ti accadrà mai”, è l’immagine dell’uomo normale che  inciampa nella fede  di fronte alle parole : croce, sofferenza, dolore,passione,tradimento,uccisionee morte.
Pietro prontamente riconosce l’dentità di Gesù, ma è ancora lontano dall’aver rinunciato all’umana prospettiva del successo, della potenza e  della gloria umana.

A questo punto Gesù si volta e dice a Pietro ,cioè all’uomo comune , al cristiano mediocre, a noi qui presenti : lontano da me, tu sei da  satana, cioè un avversario; satana vuol dire “avversario, nemico” perché tu non pensi secondo Dio ma secondo il mondo. A questo punto Gesù indica con chiarezza, senza possibilità di scappatoie o semplificazioni la via, la strada  del come vivere il cristianesimo o meglio di cos’è il cristianesimo.
Se qualcuno vuol venire dietro a m e rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
Perchè se qualcuno, fosse anche un cristiano, pensasse diversamente, sarebbe dalla parte del demonio, di satana.
Gesù propone a tutti noi cristiani la croce come strada unica, come via obbligatoria per tutti per arrivare alla Vita, alla Risurrrezione, alla Pasqua eterna. Umanamente la croce ci appare come  il contrario dell’attesa umana ; la croce è il simbolo della sconfitta per l’uomo comune, per la logica umana la croce è l’assurdità della vita : davanti alla quale non ci sono spiegazioni, non ci sono ragionamenti che tengono, non ci sono soluzioni perché  è  e resterà la sconfitta della vita, il vuoto dell’esistenza, il silenzio di Dio. Anche l’uomo : Gesù di Nazareth sulla croce grida l’abbandono da parte del Padre.

Noi umanamente facciamo fatica ad accettare questa verità : si arriva alla Risurrezione solo passando attraverso la croce. Noi tendiamo al successo umano , allo star bene, al non soffrire, e quindi tutto quello che rappresenta dolore, croce,fallimento, perdita sono realtà non accettabili e conducono molti alla disperazione, qualcuno anche la suicidio e tanti anche a dubitare dell’esistenza e della bontà di Dio.
L’uomo è attaccato al materiale, tutti fissiamo ben solide le radici sulla terra, l’uomo di per se stesso aspira al successo, tende al godimento ad ogni costo, tende ad allontanare o ad assopire ogni forma o parvenza di dolore e di sofferenza : esistono calmanti e si cercano alienazioni tali da lenire il dolore. L’uomo di per sé non accetta di essere limitato nel suo essere e nel suo esistere, e quindi vede nelle malattie, nelle calamità, nelle disgrazie, nella morte delle realtà assurde.

Si possono incontrare alcuni i cristiani solo di nome o alcuni praticanti solo per tradizione,ma senza una vitale speranza che la croce è gloriosa, che porta alla vita e quindi  vivono assetati di materialita’, bramosi e avidi di cose,vivono in una continua ed affannosa ricerca del piacere  e dell’appagamento di ogni bisogno materiale  indotto dal consumismo. Bandita la parola sacrificio, eliminati o ridimensionati tutti gli ideali che richiedevano sacrifici, ma  la sofferenza è rimasta più che mai presente nella storia dell’uomo.

Gesù, lo abbiamo sentito nel vangelo, distrugge le nostre illusioni :”quale vantaggio avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero e poi perderà la sua anima ?” Una frase di Gesù, una verità che Gesù ci annuncia  per smantellare un cristianesimo senza la croce, una fede di cristiani senza il venerdì santo, una vita senza la rinuncia e il sacrifico, un benessere senza speranza di  risurrezione. “Accumulatevi tesori cielo, dove ne ruggine e dove nessuna avversità o disgrazia possono far venir meno.
Perché là dov’è il tuo tesoro è anche il tuo cuore”.

Riflettiamo e domandiamoci: dove si trova ora il nostro tesoro?.

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