DON ANTONIO

giovedì 4 agosto 2011

OMELIA DOMENICA PRIMA DI AVVENTO ANNO C

E’ iniziato il tempo di Avvento e lo si nota anche dai colori della liturgia. L’Avvento è un tempo che  ci fa rivivere l’attesa della nascita di Gesù a Betlemme,l’Avvento  è ancora un tempo che ci ricorda la seconda venuta del Signore alla fine della nostra  vita terrena e poi  alla fine del mondo .La religione cristiana  come anche la religione e ebraica  è una religione messianica, si attende, si vive  nell’attesa e nella speranza: gli e ebrei nell’attesa del Messia, del consacrato di Dio, in attesa del ritorno del grande profeta Elia (  in ogni festa pasquale c’ è un posto riservato per il profeta Elia ), noi cristiani attendiamo l’incontro con Gesù al termine della vita e alla fine del mondo. Ma in tutte le religioni, come anche nelle ideologie il pensiero dominante è l’attesa del futuro di una “novità” per l’uomo e questo a partire dalle religioni che affermano la reincarnazione alle ideologie che si attendono una terra nuova  opera solo delle mani dell’uomo, ma non si aspettano i Cieli nuovi o una redenzione totale dell’esistenza.

Forse  non attendiamo più nulla di radicalmente nuovo  e quasi ci incute paura questo incontro con Dio,
forse ci adeguiamo alla mentalità del nostro tempo: attendiamo la festa di Natale  con i suoi colori per poterci ancora, magari, emozionare, per poter ancora tuffarci sognando nel passato, nei ricordi della nostra infanzia o dell’infanzia beata dell’umanità  nel paradiso terrestre cioè un tempo  prima del peccato,attendiamo le feste natalizie  per far emergere episodi del passato , per  poter gustare, anche per poco, l’intimità della famiglia, del presepe, delle cose semplici, per sognare con l’atmosfera poetica dei canti gli anni del tempo che è passato.Il cristiano attende non una ricorrenza, un anniversario, una data, ma una persona, attende il Signore che viene.
“Vieni Signore Gesù” la preghiera dei primi cristiani, il grido dei martiri, le parole conclusive dell’apocalisse.

Il Vangelo anche in questa Domenica ci parla della vigilanza, dell’attesa del Signore che viene. Dopo una prima frase di questo tempo di Avvento che è colorita secondo il linguaggio tipico dell’apocalittica sia giudaica che cristiana, la seconda parte è omiletica, esortativa in vista del ritorno finale del Signore:
1.il ritorno del padrone è certo, è sicuro, come è certa e sicura la nostra morte,
2.il momento è imprevisto, state bene attenti che quel giorno non vi piombi adosso improvviso,
3.nei racconti evangelici si parla di un ritorno del padrone, dello sposso, di un re ecc...ma in verità si tratta del ritorno di Gesù, una  prima volta  venuto e nato nella povertà, nella debolezza, la seconda venuta con potenza e gloria grande,
4.la fine è il giorno dell’inizio, è il travaglio di quei giorni, decritti da Gesù come giorni terribili, giorni che incuteranno paura, angoscia, anzi terrore, giorni che saranno preceduti da fenomeni che sconvolgeranno l’umanità , la terra e l’ambiente, giorni di persecuzione, giorni di travaglio, ma proprio allora quando cominceranno ad accadere queste cose” levate il capo perché è vicina la  vostra liberazione”.

            Geremia nella prima lettura annuncia un ritorno potente di un Dio che squarcerà i cieli e compirà sulla terra prodigi e meraviglie che rimetteranno ogni cosa al suo posto, opera compiuta dal Messia, dal germoglio che nascerà dalla dinastia di Davide.
Il popolo ebreo sta sperimentando la sofferenza, l’esilio, la croce e considera la sua situazione come un giusto castigo per i suoi peccati e per questo è nella sofferenza: lontano dal Signore  l’uomo è come una foglia staccata da un ramo e presto si secca.
Quell’iniziativa  che l’uomo è incapace a prendere  ecco che la prende il Signore, ecco l’annuncio:Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla e avrà un nuovo nome: non solo citta’ della pace ( come vuole dire ir-shalom), ma  Signore nostra giustizia, perche pace e giustizia si richiamano reciprocamente.

Questa prima domenica di Avvento  ci aiuta a prendere coscienza che Dio non è lontano da noi. Il Signore è vicino e bussa alla porta del nostro cuore. Il Signore è sempre vicino perché l’incontro può avvenire in ogni momento. Il Signore non è lontano, al di fuori della nostra storia, un Essere supremo, nascosto  e incurante delle nostre umane situazioni, no si tratta di un Dio che  è Padre e Redentore e noi siamo i suoi figli.

Figli anche peccatori, pecore ammalate, perdute e ferite. Anche se abbiamo  sbandato, se non invochiamo più il suo nome , anzi lo bestemmiamo, anche se stiamo perdendo la vitalità della fede, anche se nessuno o pochi si scuotono dal torpore, e non si decidono a stringersi a Te, quale unico e vero bene, anche se  ci troviamo pieni di interrogativi, e non osiamo più sperare in un futuro migliore,temendo la disperazione del  vuoto e del nulla,siamo certi che il Signore è alle porte e bussa.

In questo tempo di avvento accostiamoci alla confessione, partecipiamo alla Santa Messa almeno quella domenicale, incominciammo ad educare cristianamente i figli, preghiamo ogni sera e ogni mattina, affidiamoci unicamente a Gesù il Risorto, Colui che ha il potere sulle sabbie mobili dell’incertezza, sulle acque in  tempesta, contro ogni forma di malattie e infermità, perché solo Lui viene incontro a noi come  il vincitore del peccato e della morte.

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