DON ANTONIO

martedì 30 agosto 2011

OMELIA DOMENICA XVII ANNO C

Il foglietto domenicale nell’introduzione ha intitolato questa domenica come la domenica della preghiera cristiana. Ma si parla della preghiera autentica e sincera, la preghiera che nasce dal cuore e non dalle labbra o recitata per adempiere un precetto,ma la preghiera che nasce dalla fede. Le letture ci interrogano: se davvero siamo uomini di fede che credono che tutto è possibile a chi crede e che niente è impossibile a chi prega con fede autentica e sincera, se siamo uomini che pregano poco e male perché si sta spegnendo la luce delle fede , o peggio siamo cristiani con una fede spenta e vuota ,magari solo tradizionale o recitata secondo le circostanze,possiamo anche essere diventati ciechi per le cose di Dio e quindi indifferenti alla preghiera, incapaci di sostare in preghiera, dubbiosi costantemente della validità e della forza della preghiera. In ogni caso non possiamo che dire: Signore fa che io veda, e inginocchiandoci provare a pregare e dire: Signore aumenta la mia fede.

La fede è un incontro personale con il Dio vivente, non con un Dio astratto, è l’incontro vitale con Dio che è Padre e Provvidenza, che ci ama e ci protegge non solo quando tutto è calmo, sereno e tranquillo, ma anche e specialmente quando viene il temporale e il mare è in burrasca. E’ un Dio che ci ama, più di quanto facciamo noi con noi stessi.
Ai discepoli che hanno fede Gesù insegna una preghiera, la preghiera del Padre nostro e racconta la parabola dell’amico insistente nel chiedere.

La prima lettura è un racconto tratto dalla Genesi sulla potenza della preghiera. Non è la quantità di preghiere che conta davanti a Dio, non è il moltiplicare le preghiere che rende efficace la preghiera, ma è la fede che è sottintesa che ha unpotere,il potere di salvare Sodoma e Gomorra, o il potere di spostare una montagna e di realizzare l’impossibile e il miracolo. Si ratta sempre di una preghiera che nace dal cuore, che nasce dalla vita, non si tratta di una preghiera ragionata , non si tratta di una preghiera per ottenere vantaggi personali , ma abbiamo un esempio di preghiera con Abramo che, come un sacerdote offre a Dio la sua preghiera per la salvezza delle città di Sodoma e Gomorra. Ma il male e la malvagità degli abitanti di queste due città sono così grandi che non sono sufficienti neppure le preghiere di dieci persone giuste.
Perché la preghiera del giusto può compiere l’impossibile?
La risposta è una risposta di fede: Dio è infinito e Onnipotente e l’uomo deve accettare la sua finitudine, la sua piccolezza, il suo non comprendere, l’uomo deve accettare i suoi limiti” fin qui giungerai e non oltre..”deve allora confidare, deve limitarsi a dire con il cuore: Dio Padre, che sei padre di tutti noi, aiutaci compiere la tua volontà.

Ma dobbiamo anche ammettere che la preghiera non fa parte del nostro vivere quotidiano, la preghiera non fa parte del nostro agire naturale di tutti i giorni, come invece succede per altre cose.
La preghiera per molti non è più un continuo abbandono tra le braccia di una Padre infinitamente buono e misericordioso. San Paolo parla di una preghiera incessante,persino nel sonno, la parola del vangelo di oggi parla dell’amico insistente che chiede e poi ottiene.
Una preghiera fatta bene,che parte dal profondo del cuore e si esprime in parole,in giaculatorie,in sussurri e anche nel pianto e nella esultanza.
Ascoltiamo a questo proposito cosa dice l’apostolo Giacomo”chiedete e non ottenete perché chiedete male”. Si chiede male perche senza convinzione, perché solo con pretese, perche con poca fede”.

Autentica fede significa credere senza ombra di dubbio, credere fermamente che in Lui c’è la vita e non la morte, che stare con Gesù si è nella via,nella verità e nella vita,che Gesù essendo nostro fratello in umanità e nostro Padre Dio non può non ascoltare la preghiera dei suoi figli inginocchiati che lo invocano con tutto il cuore.

Ricordiamoci che il Signore è presente in noi, opera in noi , ma è anche il Signore nascosto e che si manifesta all’uomo credente e più aumenta la fede e maggiore diventa la percezione del nostro essere ,vivere e operare in Lui.
Nei nostri tempi si fa fatica talvolta non solo a fare la preghiera di adorazione,di lode,di ringraziamento,ma si fatica anche a chiedere, si ha l’impressione che inginocchiarsi significhi arrendersi,poi un segno di croce o di fede in luoghi pubblici sembra essere un segno religioso fuori tempo , perché in un mondo secolarizzato la preghiera è confinata alla chiesa o al privato.
Domandiamoci quindi non quanto tempo dedichiamo alla preghiera, ma chiediamoci se preghiamo sinceramente con il cuore,con spontaneità,in ogni momento anche mentre lavoro offrendo al Signore i pensieri, i lavori e le opere.

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