DON ANTONIO

giovedì 11 agosto 2011

OMELIA IV DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B

Oggi domenica il Vangelo ci parla  di Nicodemo. Questa domenica è chiamata la domenica della riconciliazione ,del perdono ,della pace. In queste domeniche di quaresima oltre alla spiegazione delle letture della Liturgia, stiamo anche proponendo una catechesi per convertirci tutti ad un cristianesimo più coerente con il Vangelo, per essere dei cristiani più convinti e credibili, bravi nelle parole e nei commenti, ma soprattutto buoni cristiani, veri cristiani testimoni della pace e della gioia che solo seguendo Gesù si può ottenere e poi  si può anche  donare.
Per  chi vive chiuso nel proprio egoismo, preoccupato solo di salvare la propria anima, quasi fossimo tutti delle isole e  fosse tramontata la verità sul corpo mistico, per chi si accontenta della propria apatia spirituale  e ignoranza religiosa, per coloro che vengono malvolentieri in Chiesa e si aspettano la fine della cerimonia forse  perchè il sacerdote è troppo lungo nelle omelie oppure perché non si fa capire, per costoro Gesù è la pietra d’inciampo, o siete con me o siete contro di me e il non essere con Gesù, il non essere un  tralcio legato alla vite si sperimenta la sofferenza , il dolore e la morte.

E’ l’esperienza di chi vive nel peccato e vivere nel peccato vuol dire vivere lontano da Dio, cioè lontano dalla Vita vera, lontano dalla Luce, lontano dall’amore . Abbiamo sentito nel vangelo:”chi crede ha la vita eterna, chi non crede  è già stato condannato. La luce è venuta per il mondo , ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce”.

Nella prima lettura tratta dal libro delle Cronache si afferma che gli abitanti di Giuda stanno verificando le  terribili parole profetiche di Geremia: “moltiplicarono le loro infedeltà, si beffarono dei messaggeri di Dio”...per questo il Signore per bocca di Geremia annuncia:”li condurrò alla rovina, farò cessare i loro canti di gioia,il paese sarà ridotto a un deserto”.
Nel 587 a.C.questa parola trovò il suo compimento storico, Gerusalemme fu completamente distrutta e la popolazione fu deportata in Babilonia. Il Tempio luogo di unità e di preghiera venne  distrutto e i suoi tesori rubati e portati in Babilonia.
La lettura termina lasciando intravvedere una speranza, Dio rimane fedele alle promesse fatte agli antichi padri nonostante le infedeltà del popolo, Dio si servirà anche di un re pagano Ciro per realizzare il suo disegno di fedeltà e di amore e Ciro opererà la liberazione dei deportati e favorirà la ricostruzione del Tempio.

Nel brano del Vangelo, Giovanni prende lo spunto da un fatto accaduto agli ebrei nel deserto: molti morirono a causa del morso di piccoli serpenti velenosi, però avevano la possibilita’ di guarire e salvarsi se, dopo essere stati morsi, guardavano il serpente di bronzo innalzato da Mosè. Questo è un  insegnamento anche per noi: noi tutti siamo morsi  dal peccato allora  dobbiamo guardare a Cristo innalzato sulla croce, che ha preso su di sé tutti  i nostri peccati, solo allora otteniamo la remissione,il perdono  e di conseguenza la pace interiore  e la serenità dello spirito e la capacità di amare con dedizione totale e inoltre  quella  felicità che l’uomo cerca e per la quale vive.

San Paolo nella seconda lettura  conferma la  parola evangelica: noi morti per i peccati siamo stati salvati non per le nostre capacità o il nostro volontarismo, non per  intelligenza o per qualche opera degna di nota, ma per grazia, per dono-  sono le testuali parole di San Paolo: “per grazia siete salvi mediante la fede”.
Dio gratuitamente ci ama, gratuitamente ci perdona e d’altra parte come potevamo noi creature fragili ripagarlo, ricompensarlo? In un  altro luogo dice ancora  San Paolo: “siete salvi mediante la fede, e ciò non viene da voi, ma è dono gratuito di Dio, né viene dalle opere perché nessuno possa vantarsene”.

Importante e salutare è questa parola:la salvezza che è liberazione dal peccato è  partecipazione alla vita stessa di Dio, non ci viene data  per i nostri meriti ( la famosa meritologia prima del Concilio), e neppure si ottiene per le opere perché nessuno possa vantarsene. Si tratta di entrare in una nuova dimensione, dalla quale forse siamo troppo lontani, o ce  ne stiamo allontanando: la gratuita’ della grazia.
Quali sono fratelli i nostri ideali? A chi o a che cosa cerchiamo di adeguare i nostri comportamenti, la nostra morale? Di fronte ad una realtà contraddittoria, in un mondo che è lontano  sempre più dal messaggio di libertà e di pace che viene da Gesù, di fronte al dilagare dell’indifferenza a tutto ciò che sa di bene e male, di fronte alle tante preoccupazioni che  tormentano l’anima noi a chi guardiamo? Chi è  per me il Salvatore? O almeno tu, cristiano, pensi che  c’è  essere un Salvatore della tua vita?

Ci crediamo cristiani solo perché compiono determinate opere o si adeguiamo passivamente alle tradizioni , assorbono  tutto  : bene e male, giustizia  e iniquità e questo lo fanno per non essere o per non apparire diversi dagli altri.
L’immagine della croce,in un mondo che vorrebbe negare tutto ciò che ha sapore di sacrificio e di rinuncia, è segno non di morte ma di vita, non di oppressione ma di liberazione, non di catastrofe ma di Risurrezione, non del solo fallimento umano, ma della vita donata perché altri abbiano gratuitamente la vita in pienezza.
Questo ultimo tempo di quaresima sia l’occasione per riscoprire la gioia del perdono. Per incontrare Gesù Crocifisso via, luce, verità , per cercare la pace  con Dio e con il nostro prossimo.

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