DON ANTONIO

domenica 28 agosto 2011

OMELIA XXVI DOMENICA ANNO C


Oggi la Parola di Dio ci aiuta a riflettere sul come stiamo vivendo la nostra religione cristiana. La prima lettura è tratta dal profeta Amos, Amos è il profeta contadino che viene dal regno di Giuda ed è sdegnato alla scoperta della situazione del regno d’Israele:da una parte una grande miseria e una estrema povertà, dall’altra un lusso sfrenato . C’è gente miserabile, che soffre la fame e non ha mezzi per sopravvivere. In questo contesto il profeta Amos con parole infuocate, come era suo solito, denuncia l’accecamento dei ricchi e dei ricchi potenti.
“Essi ,i ricchi, su letti di avorio e sdraiati sui loro divani mangiano gli agnelli del gregge, ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano”.
Non si rendono conto e neppure immaginano che stanno camminando e scivolando verso la rovina totale, verso una catastrofe nazionale: “guai, guai agli spensierati di Sion -esclama il profeta- guai a quelli che si considerano sicuri, al riparo da ogni disavventura”. Perciò -eco la conseguenza del loro operato- andranno in esilio in testa ai deportati.
Infatti Samaria, capitale del regno del Nord, sarà distrutta nel 721 a.C. e gli abitanti saranno deportati in Assiria. Ecco il pianto, ecco le lamentazioni, ecco il grido di dolore e di angoscia. Come sempre quando sopraggiunge una catastrofe, una sciagura come conseguenza di uno stato di cose, come conclusione immaginata e voluta di determinati peccati si dice: “se avessi saputo prima, perché non sono stato avvisato e preavvertito in tempo?

Ma noi abbiamo chi ci avverte e ci guida, abbiamo le guide e i maestri: è la Parola di Dio ed è la Parola della Chiesa. Nel Vangelo Gesù denuncia l’accecamento dei ricchi, dei ricchi potenti ormai diventati insensibili alla povertà, alla miseria e alla morte di tanti loro fratelli. Però non reclamino di non essere stati avvertiti :hanno Mosè, hanno i profeti, hanno la Bibbia, hanno la Chiesa,i Vescovi e il Papa e i sacerdoti.
Subito e molti si schiereranno dalla parte del povero Lazzaro ai piedi del ricco perché ci fa pietà o perché noi non siamo ricchi come il ricco del vangelo o anche perché noi facciamo l’elemosina.

Ma si tratta di aprire gli occhi e prendere coscienza del nostro peccato individuale e collettivo: solo un terzo dell’umanità vive discretamente a spese e sulle spalle degli altri poveri Lazzaro.
L’ingiustizia nel nostro mondo è palese a tutti e le conseguenze le vediamo e le vedremo qui, e poi anche nell’altra vita. Ormai l’egoismo ha messo radici nel cuore dell’umanità e si può ragionevolmente pensare che progredirà sempre più, con lo sviluppo del progresso e delle tecniche, allora non ci si accontenterà mai, perché i maestri della falsa morale di oggi, ti incoraggiano non all’essere ma all’ avere, a possedere, ad avere sempre di più e a tenerlo ben stretto.

La parola di Dio di oggi ci illumina , è luce per quanti ancora riescono a vedere , è parola comprensibile per quei pochi che ancora non sono stati resi sordi dal materialismo.
Domandiamoci: qual è la vera ricchezza davanti a Dio? La vera ricchezza davanti a Dio non sono i beni della terra,la vera ricchezza non sta nelle cose di questo mondo perché effimere e passeggere, perché ci sono i ladri, la tignola e la ruggine che corrodono; qui c’è l’egoismo che corrode il cuore e divide le persone e allora quando c’è l’egoismo il cuore diventa di pietra e ci accorge solo dei propri beni, dei cagnolini o forse delle briciole cadute dalla tavola, ma non certo del povero Lazzaro; qui c’è l’odio che uccide l’amore e non lascia spazio alla solidarietà e a gesti di autentica elemosina oppure, se c’è uno spazio, questo è solo per un altro ricco con il quale si possono scambiare doni e regali.
Il vangelo non ci racconta una fiaba, racconta la verità del momento presente, perchè è più che mai viva e dominante la mentalità del ricco epulone: al primo posto o meglio all’unico posto nella vita ci sta il proprio tornaconto, il proprio denaro, la propria ricchezza, il proprio benessere e non importa se a scapito di un povero Lazzaro, di un povero cireneo, o dei tre quarti dell’umanità che soffrono la fame e non riescono a raccogliere neppure le bricciole che cadono dai banchetti dei ricchi, perché questi,oggi impongono i loro interessi bancari o altri ,altissimi anche a chi ha nulla o poco possiede.

In Israele in tutti i raccolti: quando si miete il grano o si fa la vendemmia non si torna indietro a racimolare, perchè quanto è stato dimenticato del grano caduto a terra o dei grappoli sulle vigne –lo dice il Signore nel Deuteronomio- è per il povero. Termino con un pensiero di Gesù che annuncia la beatitudine, la felicità e la gioia per i poveri: prima beatitudine. Beati voi poveri, …il ricco, come è presentato anche dalla parabola, è un uomo isolato, è un uomo solo, ma soprattutto è un uomo senza amicizia e senza felicità, la felicità lui la ricerca nelle ricchezze e nei banchetti,ma non riesce a trovarla. La sua unica compagnia , la sua unica gioia sono le cose, sono i banchetti, sono le vesti, è il suo orgoglio.

Per un uomo simile lo stile di vita non può essere che la durezza del cuore e il disprezzo per il fratello povero e magari va dicendo: che lavori anche lui, che si guadagni la vita ecc..
I fatti di oggi ci confermano una verità: oggi che abbiamo un po’ di più cose, siamo davvero più contenti nel nostro cuore?

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