DON ANTONIO

martedì 27 settembre 2011

1.MARIA MADRE DELLA SPERANZA NEI DOCUMENTI DEL MAGISTERO di Boguslaw Kochaniewicz OP

Negli ultimi anni si può osservare una crescente popolarità dei titoli mariani:
Mater spei, signum certae spei. Sembra che i frequenti riferimenti a Maria, madre
della speranza, sia nelle preghiere che nelle celebrazioni liturgiche, siano connessi
con una situazione particolare in cui si trova l’umanità. Il nuovo Millennio che come
si sperava doveva portare più pace e tranquillità, più giustizia e benessere, invece
sentiamo ogni giorno le notizie di avvenimenti drammatici, sui crimini, sulle guerre,
sulle carestie ed epidemie, sulla fame e sulla morte di tanti uomini. L’umanità sembra
immersa nell’angoscia e nella paura della propria sopravvivenza a causa delle guerre,
delle divisioni tra i popoli, dell’uso delle armi sempre più sofisticate e potenti, della
povertà di interi continenti, della diminuita attenzione alla solidarietà verso i
bisognosi.
L’uomo a causa della situazione in cui si trova il mondo guarda il futuro con
incertezza e con preoccupazione. La Chiesa, riconoscendo i segni dei tempi,
ascoltando le domande che pone l’uomo di oggi, gli indica la Madre di Cristo, madre
della e speranza; e perciò i cristiani si rivolgono a Lei in questi tempi difficili, con
una speranza nel cuore: i tristi – chiedono la consolazione, gli ammalati- la
guarigione, i disoccupati – il lavoro. Non stupisce che diverse preghiere mariane
contengono le invocazioni: Ave spes omnium afflictorum, oppure o Maria mater pia,
spes pauperum, spes humilium.
Per poter presentare la nostra riflessione sulla Beata Vergine madre della
speranza, presente nei documenti del Magistero contemporaneo, occorre rispondere a
due domande: la prima, che cosa è la speranza? L’altra invece contiene una questione
seguente: se ci rivolgiamo a Cristo unica fonte di speranza, allora è lecito chiamare
Maria fonte di speranza, per noi? Dopo la breve premessa, in cui ci saranno risolte
due questioni appena menzionate, ci occuperemo - primo- della speranza nella vita
2
della Madre del Signore, per poter passare a un'altra questione, vuol dire, come la
Madre della Chiesa, diventa un segno di sicura speranza per noi e come nel suo
amore materno verso di noi aumenta la nostra speranza?
1. Premessa
a) Definizione della speranza
La speranza, afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica”, è la virtù teologale
per la quale desideriamo il Regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità,
riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle
nostre forze, ma sull'aiuto della grazia dello Spirito Santo1. L’oggetto della speranza,
insegna san Tommaso, è il bene futuro, difficile ma possibile da raggiungere.
Siccome da Dio non si può sperare i beni che sono inferiori da Lui stesso, allora
l’oggetto proprio della speranza è felicità eterna2.
b) Fonte di speranza: Cristo oppure la Madonna?
Dante nel suo capolavoro La Divina commedia mette in bocca di san Bernardo le
parole seguenti:
«Vergine, madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’eterno consiglio.
Qui se’ a noi meridiana face
di caritate, e giuso intra i mortali
se’ di speranza fontana vivace».
1 Catechismo della Chiesa Cattolica, 1817.
2 Tommaso d’Aquino, La somma teologica, II-II, q. 17, a. 2.
3
Da questo bellissimo testo risulta che la Beata Vergine è la fonte della
speranza. San Paolo Apostolo afferma invece: per questo noi ci affatichiamo e
combattiamo, perché abbiamo riposto la speranza nel Dio vivente, che è il Salvatore
di tutti gli uomini, soprattutto dei fedeli. (1 Tm 4,10).
Dal testo Paolino risulta che proprio il Cristo è la fonte di speranza per i
cristiani. Sorge una domanda: è giusto rivolgersi a Maria come fontana di speranza
vivace? Chi è in realtà la fonte di speranza per i cristiani: Cristo, oppure la Beata
Vergine? Per poter rispondere a queste domande: vorrei citare san Tommaso
d’Aquino, il quale nella Somma di teologia ci offre la spiegazione seguente:
la speranza ha di mira due cose: il bene cui si aspira, e l’aiuto col quale esso si
raggiungere. Ora, il bene che uno spera di raggiungere ha funzione di causa finale,
invece l’aiuto col quale spera di raggiungere ha natura di causa efficiente. Ma in
tutti e due i generi di causalità c’è l’elemento principale e quello secondario. Infatti
fine principale è il fine ultimo; mentre è fine secondario il bene che serve come mezzo
per il raggiungimento del fine. (…) Ora la speranza ha di mira la beatitudine eterna
come ultimo fine, e l’aiuto di Dio come causa prima che porta alla beatitudine.
Perciò, come non è lecito sperare un bene diverso dalla beatitudine quale ultimo fine,
ma solo quale mezzo ad essa subordinato; così non è lecito sperare in un uomo, o in
altra creatura, come se si trattasse di una causa prima, capace di condurre alla
beatitudine. Mentre è lecito sperare da un uomo, o da altre creature, se si
considerano quali agenti secondari e strumentali, capaci di servire al conseguimento
di certi beni ordinati alla beatitudine. E così che noi ci rivolgiamo ai santi….3.
Alla luce del brano appena citato risulta che, l’affermazione secondo cui Maria è
la nostra speranza, in nessun modo contraddice alla verità che Cristo sia unica fonte
della speranza. Maria, come afferma l’Aquinate è agente secondario, capace di
servire al conseguimento di certi beni ordinati alla beatitudine eterna. Perciò i
3 Tommaso d’Aquino, La somma teologica, II-II, q. 17, a. 4.
4
cristiani giustamente si rivolgono alla Beata Vergine chiamandola: Mater spei, spes
nostra, signum certae spei.
2. La speranza nella vita della Madre di Cristo
Dopo questa premessa, passiamo al primo punto della nostra conferenza,
riflettendo sulla speranza nella vita della Beata Vergine.
a) Figlia Prediletta di Dio Padre con speranza aspetta la salvezza d’Israele
Il nostro sguardo si rivolge verso Maria che con speranza aspettava la salvezza
d’Israele. Riflettendo in questa luce sulla Beata Vergine, occorre sottolineare che
l’Umile serva del Signore portava con sé una particolare esperienza, cioè, che l’unica
fonte di speranza per Israele era il Dio Altissimo. Il bene del popolo eletto dipendeva
dalla sua fedeltà a Dio, dalla sua speranza messa in Dio. La storia d’Israele fa
ricordare anche che il popolo dell’Alleanza qualche volta dimenticava di porre la
speranza in Dio.
Israele, per assicurare il suo futuro, poneva le sue speranze in alcune alleanze ben
diverse da quella con compiuta sul Sinai. Perciò i profeti, opponendosi contro tale
atteggiamento, facevano ricordare che senza l’Alleanza con Dio non si poteva sperare
la salvezza. Gli stessi profeti erano convinti che, il vero oggetto della speranza
d’Israele era Dio solo e il suo regno.
La virtù della speranza emerge anche nella vita di alcune figure femminili
dell’Antico Testamento: Eva, madre di tutti viventi, aveva commesso il peccato,
perché ascoltava con speranza la voce che non era quella di Dio. Sara, moglie di
Abramo, con la speranza pensava al compimento del suo sogno. Rachel insieme con
Giacobbe, avevano espresso la speranza e avevano goduto del figlio.
In tale luce, si presenta la figura dell’umile Serva del Signore, la quale con la
speranza aspettava venuta del Salvatore. Infatti la Costituzione dogmatica sulla
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Chiesa Lumen gentium afferma: La Beata Vergine primeggia tra gli umili e i poveri
del Signore che con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza. E infine con lei,
la figlia di Sion per eccellenza, dopo la lunga attesa della promessa, si compiono i
tempi e si instaura la nuova «economia» , quando il Figlio di Dio assunse da lei la
natura umana per liberare l'uomo dal peccato coi misteri della sua carne4.
b) Speranza durante l’Annunciazione
Le parole dell’angelo Gabriele rivolte alla Beata Vergine: Ave, piena di grazia (Lc
1,28) esprimono la santità di Maria e la sua bellezza spirituale. Infatti come afferma
la Lumen gentium la Madre del Figlio di Dio, e perciò figlia prediletta del Padre e
tempio dello Spirito Santo, per il dono di grazia precede di gran lunga tutte le altre
creature, celesti e terrestri5.
La pienezza di grazia, implica la presenza delle tre virtù teologali: della fede, della
speranza e della carità.
Infatti, la Vergine di Nazareth domandando all’angelo come è possibile - non
conosco uomo, e sentendo la sua risposta: «nulla è impossibile a Dio», la Beata
Vergine esprime non solo la sua fede, ma anche la speranza: eccomi sono la serva del
Signore, avvenga di me quello che hai detto. (Lc 1,38).
Come nota Giovanni Paolo II “l'Annunciazione dell'angelo a Maria si
racchiude in queste parole rassicuranti: «Non temere, Maria» e «Nulla è impossibile a
Dio» (Lc 1, 30.37). In verità, tutta l'esistenza della Vergine Madre è avvolta dalla
certezza che Dio le è vicino e l'accompagna con la sua provvidente benevolenza”6.
La speranza di Maria, espressa durante l’incontro con Gabriele, evidenzia una
analogia con la speranza espressa da Abramo. Infatti, Maria, secondo il Sommo
Pontefice è una donna del silenzio e dell'ascolto, donna di speranza, che seppe
accogliere come Abramo la volontà di Dio sperando contro ogni speranza (Rm 4,
4 Concilio Vaticano II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa “Lumen gentium” (=LG), 55.
5 LG 53.
6 Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, 105.
6
18). Ella ha portato a piena espressione l'anelito dei poveri di Jahvé, risplendendo
come modello per quanti si affidano con tutto il cuore alle promesse di Dio”7.
Come Abramo ebbe fede sperando contro ogni speranza che sarebbe diventato
padre di molti popoli (Rm 4,18), così Maria, al momento dell’annunciazione dopo
aver indicato la sua condizione di vergine credette che per la potenza dell’Altissimo,
per opera dello Spirito Santo, sarebbe diventata la Madre del Figlio di Dio”8.
Dunque, come si può notare, se nell’economia salvifica della rivelazione divina
la fede di Abramo costituisce l’inizio dell’Antica Alleanza; così la fede di Maria
nell’Annunciazione dà l’inizio all’Alleanza Nuova. Come Abramo aveva creduto che
diventerà il padre di molte nazioni, così anche la Beata Vergine, grazie allo Spirito
Santo, ha creduto che diventerà la Madre del Figlio di Dio. Maria, similmente come
Abramo, aveva espresso speranza, che Dio realizzerà le sue promesse, che compierà
il suo disegno. Perciò, come afferma la Lumen gentium - con Lei, eccelsa Figlia di
Sion, dopo la lunga attesa della promessa, si compiono i tempi e si instaura una
nuova economia, quando il Figlio di Dio assunse da Lei la natura umana, per
liberare coi misteri della sua carne l’uomo dal peccato9.
Grazie al suo consenso, il grembo verginale diventa la dimora dell’
Emmanuele, il luogo in cui si compiono e si realizzano le speranze e le attese del
popolo eletto. Il momento dell’Incarnazione segna anche una trasformazione della
speranza di Maria. Da questo momento l’umile Serva del Signore pone la speranza in
Colui che nascerà e sarà santo e chiamato Figlio di Dio (Lc 1,36). La speranza di
Maria diventa cristiana.
In tale luce il mistero dell’Incarnazione, segna l’inizio di una nuova tappa
nell’economia salvifica di Dio. La Beata Vergine, comincia il suo pellegrinaggio
della fede, tra il “già” delle promesse salvifiche compiute e il “non ancora” della
pienezza salvifica che Dio vuole portare al compimento.
7 Giovanni Paolo II, Tertio Millennio Adveniente, 48.
8 Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, 14.
9 LG 55.
7
Grazie alla speranza posta in Dio, la pace accompagna l’umile Serva del
Signore, quando visita la sua cugina Elisabetta e quando insieme con Giuseppe non
trovano il posto a Betlemme. Essa crede e spera che nulla è impossibile all’Altissimo,
anzi, che Egli è vicino e l’accompagna con la sua benevolenza.
3. Magnificat- un cantico della speranza dei poveri e delle speranze dei ricchi
Maria, dopo aver sentito il saluto di sua cugina Elisabetta, esprime la lode
all’Altissimo per le grandi cose, che ha fatte a Lei. Ma con questa lode, Ella aveva
anche espresso la gratitudine per il compimento delle promesse, date ad Abramo e
alla sua discendenza.
La Beata Vergine aveva capito che la realizzazione delle promesse divine
dipende dall’apertura dell’uomo a Dio. Perché Dio realizza i suoi disegni, quando
l’uomo si pone come strumento nelle sue mani. Questa umana disponibilità è
possibile solo quando l’uomo è umile e povero, quando permette a Dio di realizzare il
suo progetto e i suoi disegni; quando dà a Dio la possibilità di manifestare la sua
potenza, la sua grazia, la sua tenerezza. Quando l’uomo è in grado di sospendere i
suoi progetti per poter realizzare il progetto di Dio.
Dal cantico del Magnificat risulta anche che tutti coloro che cercano di realizzare
i suoi progetti, mettendo la speranza nei suoi propri mezzi. Questi uomini sono
definiti come “ricchi”. I ricchi, contrariamente ai poveri, fanno sì, che la
realizzazione dei propri disegni dipende dalle loro possessioni e dal loro potere. Tale
atteggiamento porta loro alla chiusura del cuore di fronte a Dio. Si considerano loro
stessi autosufficienti, capaci di realizzare i progetti e perciò non si rivolgono al
Signore per chiedere aiuto e sostegno. Non possiamo essere sorpresi a conseguenze di
queste scelte: Il Signore disperde i superbi nei pensieri del loro cuore, rovescia i
potenti dai troni, innalza gli umili, ricolma di beni gli affamati, rimanda a mani vuote
i ricchi. (Lc 1, 52 - 53).


http://www.culturamariana.com/Attivita/19-5-2007.pdf

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