DON ANTONIO

mercoledì 28 settembre 2011

OMELIA DOMENICA XXVIII ANNO A

Domenica scorsa la Liturgia della Parola ci ha presentato l’immagine della vigna per offrirci un insegnamento:il popolo ebreo, popolo privilegiato e scelto dal Signore per essere luce per gli altri popoli, è venuto meno alla sua missione di evangelizzazione,la parola ha portato anche frutto, si, ma solo uva selvatica. Per questo al popolo eletto di Israele è subentrato un altro popolo che lo farà fruttificare a suo tempo. Per farci comprendere questa verità, il brano del Vangelo ascoltato usa l’immagine del banchetto: scelta e privilegio per il popolo ebreo , rifiuto dell’alleanza da parte di Israele e quindi sostituzione degli invitati . Il Signore ora invita tutti gli uomini ,perché tutti entrino al banchetto ,perché tutti gli uomini sono invitati a raggiungere la pienezza della vita. Ma alcuni, oggi, come allora rifiutano l’invito e allora sono rimpiazzati da altri invitati,da altri popoli.

La prima lettura è del profeta Isaia e precisamente da una parte del suo libro chiamata : “apocalisse di Isaia”. Questa parte del libro di Isaia riguarda gli ultimi tempi che per gli ebrei sono i tempi messianici e al tempo stesso sono anche la fine della storia. Sul monte Sion, sul monte di Gerusalemme il Signore prepara un banchetto regale per tutti.
Tutti gli uomini sono invitati, la salvezza è offerta ad ogni uomo, a tutti i popoli. La speranza non è stata vana: ecco il nostro Dio si è rivelato come un Dio buono verso tutti, un Dio Salvatore per tutti quelli che in Lui hanno fede e in Lui sperano. E’ il Dio della vita,il Signore della storia e Padre del suo popolo, un Dio che è amore : “la sua mano si poserà su questo monte, la benevolenza di Dio per Gerusalemme”.

Anche nel vangelo si parla di un banchetto. Il brano si può riassumere in tre momenti successivi:
1.i primi invitati alle nozze, quasi i privilegiati, rappresentano il popolo d’Israele . Questi invitati rispondono con indifferenza, con ostilità ed anche con disprezzo all’invito del re per le nozze di suo figlio,
2.il re non si arrende, non sospende gli inviti, anzi allarga l’invito ad altri,allarga l’invito a tutti:poveri, emarginati, dispersi, buoni e cattivi, pubblicani e prostitute,dice il re: “andate ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete chiamateli alle nozze”,
3.a questo punto anche un falso discepolo potrebbe entrare ma la strada è sbarrata ci vuole la veste nuziale. Ci vuole la veste nuziale, il re scorto un tale che non indossava l’abito nuziale diede ordine di gettarlo fuori.
Non basta dire Signore, Signore, non basta far parte della Chiesa perché battezzati o fare delle pratiche per essere degni del banchetto ,per essere trovati degni dell’incontro con il Signore. La parola del Vangelo ci insegna in modo chiaro che l’importante non è neppure accogliere l’invito alle nozze o il sedersi al banchetto. Ci insegna che non basta l’essere tra i molti chiamati, tra i favoriti e i privilegiati del re. Quello che conta più di tutto è indossare la veste nuziale,cioè quell’abito che distingue il vero discepolo.

Questa veste che ci permette l’ingresso nel banchetto con Dio,l’entrata nella vita eterna, che ci garantisce l’intimità con Gesù è la fede che sostiene la speranza e anima la carità. Questa veste è quella vita nuova che dovrebbe caratterizzare ogni cristiano,cioè quella vita nuova ricevuta in dono con il Battesimo e convalidata,ratificata,confermata dal resto della vita.
Il Signore ci riconoscerà per questa veste dalla fede, una fede che si traduce in opere di carità e di amore, altrimenti si tratterebbe di invitati usurpatori e sentiremo le parole:” non vi conosco, allontanatevi da me operatori di iniquità oppure gettatelo fuori ove è pianto e stridore di denti”.

Tuta la Chiesa, ogni cristiano, ogni famiglia cristiana,devono essere un segno per gli altri uomini, per il mondo: “voi cristiani siete la luce del mondo e il sale della terra.....amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi, da questo sapranno che siete i miei discepoli”....ecco il distintivo del cristiano, quel distintivo che oggi gli uomini voglio vedere nei cristiani.
Oggi più che mai il mondo è attento e pretende che chiunque porta un distintivo, sappia testimoniarne il contenuto nella vita di ogni giorno:nella vita familiare,nel lavoro persino nello svago.

Una parola di Sant’.Agostino: “abbiate fede con l’amore, è questo l’abito nuziale. Amatevi a vicenda,voi che amate Cristo amate amici e nemici e per tutti sarete il segno di Cristo”.
E’ la vita , sono le opere che sgorgano dal cuore l’autentica testimonianza della propria fede.
Domandiamoci se la nostra qualità della vita, il nostro stile di vita nel lavoro, in famiglia, con il prossimo è un modello che attrae, un faro che illumina, una forza che trascina.

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