DON ANTONIO

martedì 6 settembre 2011

OMELIA DOMENICA XXX ANNO A

La parola di Dio di questa domenica ci presenta il nucleo della morale cristiana, il fondamento della vita cristiana, la sintesi di tutti i comandamenti dell’Antico e Nuovo testamento. La radice della morale cristiana è la fede la fede vera e sincera si manifesta, si esprime nell’amore verso Dio e nell’amore verso il prossimo come abbiamo sentito anche dal santo vangelo di oggi.
Diciamo subito che, a riguardo del precetto dell’Amore, non ci sono due comandamenti: amore a Dio e amore al prossimo, ma un unico grande precetto, il precetto, il comando dell’amore. L’amore a Dio e l’amore al prossimo sono interdipendenti, posti sullo stesso piano, non si può infatti separare l’amore di Dio dall’amore al fratello, come ammonisce anche l’apostolo Giovanni:” se uno dicesse: io amo Dio e odiasse il suo fratello è un bugiardo”.

Anche l’Antico Testamento conosceva questi comandamenti e il brano dell’esodo che abbiamo ascoltato nella prima lettura li evidenzia. In questa prima lettura si parla dell’amore al prossimo in concreto. La lettura è un richiamo a mettere in pratica le virtù della giustizia e della carità, in particolare verso gli ultimi: i poveri, i deboli, , verso gli stranieri, le vedove, gli orfani, verso gli emarginati e gli indigenti..
Il Signore è dalla parte del povero non in astratto ma concretamente, IL Signore ama gli ultimi e prende parte attiva a loro favore: il Signore ascolta il grido dell’oppresso e del maltrattato , il Signore si interessa del povero che cerca denaro per sopravvivere come si interessa che il mantello dato in pegno perché venga restituito al tramonto del sole.

Gesù oltrepasserà queste affermazioni dell’esodo fino a personificarsi, fino ad identificarsi con il povero:” avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, in carcere e siete venuti a trovarmi.
Ogni volta che avete fatto queste cose a no di questi miei fratelli più piccolo lo avete fatto a me”.
Non dice:”come se lo aveste fatto”, ma:” lo avete in verità fatto a me”.

Il brano del vangelo ci presenta il comando che riassume tutti gli altri comandamenti ,il comando che riassume tutta la legge e i profeti. Il discorso, come , al solito si inserisce in una disputa di Gesù con i farisei e i rabbini del suo tempo, i quali facevano lunghe discussioni per cercare e trovare il comandamento primo e il più importante da osservare. Gesù non risponde con una novità , ma da una risposta conforme pienamente alle scuole rabbiniche, recita la preghiera dello” Schemà Israel” che,nella vita religiosa ebraica, si recitava tre volte al giorno:”amerai il Il Signore con tutto il tuo cuore,con tutta la tua anima e con tutta la tua mente.
Questo è il primo e il più grande dei comandamenti e il secondo è simile al primo: amerai il prossimo come te stesso”.
La risposta di Gesù non è una novità in assoluto, perché già conosciuta nell’A.T, anche se poi sarò perfezionata nel comando nuovo.

A noi non resta che esaminarci su questi due comandamenti:
Il primo comando insegna l’amore assoluto,esclusivo,totale e senza riserve o condizioni a Dio,contro ogni forma di idolatria, peccato facile allora come oggi cioè la tentazione di sostituire il vero Dio con altre immagini o peggio con cose materiali. Questa è una grave tentazione: sostituire il nostro io a Dio,collocare Dio non primo posto ma dopo le cose,le cose anche care e amate, ricordarci di Dio solo quando succedono le disavventure, quando le cose non vanno bene, quando non ce la facciamo solo con le nostre forze e allora si ricorre all’unico vero Dio,quasi al toccasana, al rimedio di ogni male.
Domandiamoci se Dio è importante per la nostra vita, se trova posto nella nostra giornata, se occupa almeno un po’ del nostro tempo, un po’ di spazio nella nostra esistenza. Qui sulla terra non troviamo un momento, un tempo per stare con Colui col quale vivremo per tutta l’eternità oppure lontano dal quale siamo ora e continueremo ad esserlo per tutta l’eternità. Il comando è: ama il Signore con tutta l’anima, con tutte le forze per dire con tutto te stesso,con tutte le tue possibilità.
Le cose spesso riempiono il nostro tempo, svuotano l’esistenza e ci tolgono felicità quella vera che non conosce tramonto , allora le cose ci assorbono a tal punto che non troviamo per il Signore neppure le briciole di tempo, hanno così plasmato la vita quotidiana che facciamo fatica e pregare ad andare a Messa e se lo facciamo,magari per un certo dovere o un certo conformismo, ci prende la noia e la stanchezza.
Quando crolla la dimensione spirituale dell’uomo,viene meno il cuore dell’uomo, si spegne la sua felicità interiore ed anche esteriore, viene meno la speranza, decadono gli ideali ,si perde il senso del perché si esiste e si lavora, si offusca la meta eterna e la vita diventa allora un grande interrogativo , diventa,sotto lo scandire del tempo inarrestabile, un andare fatalmente ,secondo il destino di ognuno, un camminare verso la morte.

Possiamo anche verificare il nostro amore a Dio confrontandoci con il secondo comando, che è simile al primo, non si dice “stesso comando”, il comando è “ama il prossimo tuo come te stesso”. L’amore a Dio e al prossimo,come ho già detto, si richiamano a vicenda. Dice l’apostolo Giovanni: “se uno non ama il prossimo che vede non può amare Dio che non vede”. Qui l’amore al prossimo deve essere capito nella davvero nuova interpretazione di Gesù: “amatevi come io ho amato voi”. Qui non si tratta più dell’amore al prossimo spesso confuso con cortesia, con umano rispetto per gli altri, con la solidarietà umana, con la filantropia, qui Gesù parla di un amore di donazione che coinvolge tutta la persona.
Un amore autentico, vero, generoso,un amore di servizio e di dedizione all’amico e al nemico, al simpatico e anche a quello che ci maledice, un amore fino alla donazione della vita:” da questo tutti sapranno che siete i miei discepoli”.
Dalla parola di Dio di questa domenica ci accorgiamo quanto siamo lontani dal vivere in pienezza la parola evangelica dell’Amore e soprattutto quanto siamo lontani da una testimonianza credibile di Amore per gli uomini del nostro tempo.

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