DON ANTONIO

martedì 6 settembre 2011

OMELIA DOPO IL VANGELO DELLA SAMARITANA

Nel cammino quaresimale di conversione siamo giunti alla terza domenica di quaresima, intitolata abbiamo visto nell’introduzione dal foglietto: domenica della samaritana al pozzo di Giacobbe. Infatti la Parola di Dio di oggi chi aiuta a riflettere:
1. Sulla misericordia di Dio .
2. Sulla realtà della fede che legge e interpreta le azioni di Dio.
3. La fede ,quando è genuina, non può non produrre frutto.
Dobbiamo ora metterci in ascolto della parola di Dio, non aver timore della Parola di Dio quando interrogandoci ci mostra i nostri errori,i nostri peccati. La prima lettura è tratta dal libro dell’Esodo,parola che significa uscita, perché riguarda un episodio delle storia del popoloe ebreo in uscita dalla schiavitù d’Egitto e in cammino verso la terra promessa ,precisamente l’episodio della mormorazione del popolo ebreo contro Dio e contro Mose per la richiesta di cibo e di acqua.
Dio ha scelto un popolo per rivelarsi agli occhi di tutti i popoli di tutti i tempi, Dio ha scelto un liberatore come Mosè per far comprendere al suo popolo la sua bontà, la sua onnipotenza e il valore della preghiera di intercessione.
In questo episodio raccontato nel capitolo 17 dell’Esodo possiamo rilevale alcuni punti importanti:
il popolo che cammina nel deserto soffre la sete- troviamo subito molti paralleli di questo brano con il brano del vangelo della samaritana, anche la samaritana va al pozzo a prendere acqua per dissetarsi.
In quel luogo dunque il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua,
e attribuisce la responsabilità della mancanza d’acqua a Dio ed indirettamente al suo intermediario: Mosè.
il popolo mormorò contro Mosè e disse: “Perché ci hai fatti uscire dall'Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?”. Si tratta di un evento usuale quello di attribuire al capo le colpe delle disgrazie del popolo. D’altra parte Mosè si confida con Dio, ha una fiducia piena in Colui che li aveva liberati dalla schiavitù d’Egitto.
Allora Mosè invocò l'aiuto del Signore, dicendo: “Che farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!”.
Il Signore disse a Mosè: “Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani di Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e và!
Ecco, io starò davanti a te sulla roccia, sull'Oreb, tu batterai con il bastone la roccia e ne uscirà acqua e il popolo berrà”. Mosè così fece sotto gli occhi degli anziani d'Israele.
Infine si da un nome anche alla località dove avvenne il miracolo e si chiamò quel luogo Massa e Meriba a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: “Il Signore è in mezzo a noi sì o no?”.
Il Signore ascolta la Preghiera di intercessione di Mosè, il Signore viene incontro alle necessità del suo popolo, così come Gesù ascolta le ansie e le preoccupazioni della donna samaritana.

La parola dal vangelo è una parola adatta proprio per il tempo quaresimale,per la conversione frutto di una fede sincera e convinta dell’amore di Dio.
Gesù prende lo spunto da due fatti per invitarci alla conversione . Moltissimi sono i richiami all’A.T. e moltissimi sono gli elementi simbolici, così com’è suo solito scrivere l’apostolo Giovanni. I richiami all’A.T.: il pozzo di Giacobbe donato a Giuseppe, come si racconta nella Genesi, l’acqua di Massa e Meriba e l’acqua al pozzo di Sicar, gli ebrei assetati di acqua e la samaritana assetata di verità e di felicità, e poi i simboli:l’incontro, l’ora e il luogo del’incontro di Gesù con la donna Samaritana, la donna che parla di acqua da bere e Gesù che parla dello Spirito.
Non abbiamo certo il tempo per una adeguata riflessione e tantomeno per una catechesi come il brano richiederebbe.
Solo su un pensiero vi esortiamo a riflettere: esiste un acqua della quale si avrà di nuovo sete e c’è dell’acqua della quale non si avrà mai più sete. Ecco il testo:
Rispose Gesù: “Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete;
ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”.Gesù conosce perfettamente quello che soddisfa completamente l’uomo e quello che invece non può colmare la sete di infinito che c’è nel cuore di ogni uomo.
Famose parole di Sant’.Agostino nella sue confessioni.
Parole che che risultano ancora più evidenti se guardiamo alla nostra società, al nostro mondo, a tanti giovani che sono alla ricerca continua di un senso alla vita e al lavoro, che ricercano continuamente il benessere e la pace e la felicità e mai la trovano, perché la cercano sempre lì, al pozzo di Sicar, la cercano sempre lì nelle cose e nel denaro, pretendono di trovarla sempre ad un pozzo dove l’acqua potrebbe esaurirsi, che si illudono di trovare la felicità o almeno il gusto del vivere, ma nonostante le delusioni, nonostante i fallimenti non hanno ancora capito che le cose non possono appagare il cuore dell’uomo, che non possono dissetare una sete di infinito, la sete dell’amore infinito.

Lo Spirito fonte di acqua viva ci disseti al pozzo che è Gesù che si fa solidale con i nostri problemi e difficoltà e sempre ci suggerisce dove e in chi trovare quell’acqua che disseta in eterno.

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