DON ANTONIO

venerdì 21 ottobre 2011

Omelia domenica IV di Quaresima anno B

Oggi domenica chiamata del discepolo di Gesù: Nicodemo o domenica della riconciliazione ,del perdono ,della pace.
Noi ci salviamo per la fede e non per le opere, come afferma S.Paolo:Rm 3,28 Noi riteniamo infatti che l'uomo è giustificato per la fede, indipendentemente dalle opere della Legge.. In queste domeniche di quaresima oltre alla spiegazione delle letture, della Parola di Dio, stiamo anche facendo una catechesi per proporre a tutti una conversione a un cristianesimo più evangelico, per essere dei cristiani più convinti,coerenti e convincenti, bravi nelle parole e nei commenti, ma soprattutto buoni, cristiani veri, cristiani testimoni della pace e della gioia che solo seguendo Gesù si ottiene e si può donare.
Per chi vive chiuso nel proprio egoismo, nel proprio individualismo, preoccupato solo di salvare la propria anima, quasi fossimo tutti delle isole e fosse tramontata la verità sul corpo mistico, per chi si accontenta della propria indifferenza e ignoranza religiosa, per costoro Gesù è la pietra d’inciampo, o siete con me o siete contro di me e il non essere con Gesù, e il non essere tralcio legato alla vite comporta la sofferenza , il dolore e la morte.

E’ l’esperienza di chi vive nel peccato e vivere nel peccato vuol dire vivere nella privazione del vero Bene, lontano da Dio, lontano dalla Vita vera, lontano dalla Luce, lontano dall’amore . Abbiamo sentito nel vangelo:”chi crede ha la vita eterna, chi non crede è già stato condannato”. La luce è venuta per il mondo , ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce.

Nel brano del Vangelo Giovanni prende lo spunto da un fatto accaduto agli ebrei nel deserto, molti morirono a causa del morso di piccoli serpenti velenosi, però potevano guarire e salvarsi se, dopo essere stati morsi, guardavano ad un serpente di bronzo innalzato da Mosè. Questo è un insegnamento anche per noi: noi tutti morsi dal peccato, origine e causa di ogni male, dobbiamo guardare a Cristo innalzato sulla croce, che ha preso su di sé tutti i nostri peccati, solo allora otteniamo la remissione dei peccati , Il perdono e di conseguenza la pace interiore e la gioia e la serenità dello spirito e la capacità di amare con dedizione totale e la felicità che l’uomo cerca e per la quale vive.

S.Paolo nella seconda lettura conferma questa parola evangelica: noi morti per i peccati siamo stati salvati non per le nostre capacità o il nostro volontarismo, non per intelligenza o per qualche opera degna di nota, ma per grazia, per dono ,ecco le testuali parole di S.Paolo: “per grazia siete salvi mediante la fede”.
Dio gratuitamente ci ama, gratuitamente ci perdona e d’altra parte come potevamo noi ,creature fragili ripagarlo, compensarlo?Non è la grazia a buon mercato perché necessita nel peccatore la conversione e il pentimento. In un altro luogo dice ancora Paolo: “siete salvi mediante la fede, e ciò non viene da voi, ma è dono gratuito di Dio, né viene dalle opere perché nessuno possa vantarsene”.

Importante e salutare questa parola: la salvezza che è liberazione dal peccato che conduce alla morte e partecipazione alla vita stessa di Dio, non viene dai nostri meriti, e neppure si ottiene per le opere perché nessuno possa vantarsene. Si tratta di entrare in una nuova dimensione ,in una nuova ottica,in una nuova prospettiva, dalla quale forse siamo troppo lontani, o ce ne stiamo allontanando: la dimensione dei valori della grazia,della gratuità, e i valori dello spirito.
Quali sono fratelli i nostri ideali e le nostre attese e speranze? A chi o a che cosa cerchiamo di adeguare i nostri comportamenti, la nostra morale? Di fronte ad una realtà contraddittoria, in un mondo che si sta allontanando sempre più dal messaggio di libertà e di pace che viene da Gesù, di fronte al dilagare dell’indifferenza a tutto, bene e male, di fronte ai tanti mali che preoccupano e tormentano, mali che hanno già o stanno inquinando l’individuo e l’intera società, noi a chi guardiamo? Chi è per me il Salvatore? O almeno penso che ci possa essere un Salvatore della mia vita?

Quante volte ci riteniamo cristiani solo perché praticanti o ci adeguiamo passivamente alle tradizioni e con una buona dose di conformismo e fariseismo e con disinvoltura assorbiamo tutto , bene e male, giustizia e iniquità, per non essere, non apparire diversi dagli altri.
Ci crediamo con la coscienza a posto solo per qualche opera di bene compiuta in nome dell’umana solidarietà, in nome di un certa filantropia oggi di moda nei gruppi religiosi e no,
ma la realtà evangelica è questa: la salvezza ora e nell’eternità è condizionata dalla nostra fede: “in chi noi crediamo adesso, cioè in chi poniamo tutta la nostra fiducia.
Ecco l’immagine della croce capita o accolta solo nella fede”.
L’immagine della croce,in un mondo che vorrebbe negare tutto ciò che ha sapore di sacrificio e di rinuncia, di altruismo e di donazione totale,la Croce è segno non di morte ma di vita, non di oppressione ma di liberazione, non di catastrofe ma di Risurrezione, non del solo fallimento umano, ma della vita donata perché altri abbiano la vita in pienezza.
Questo ultimo tempo di quaresima sia l’occasione per riscoprire la gioia del perdono. Per incontrare Gesù via, luce, verità , per cercare la pace con il nostro prossimo.

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