DON ANTONIO

domenica 9 ottobre 2011

Omelia domenica IX anno B

Oggi la parola di Dio cin interroga sulla nostra fedeltà alla celebrazione domenicale, al giorno del Signore, e questo né per un bisogno di fedeltà alla tradizione e neppure per apparire agli occhi della gente,questo valeva specialmente negli anni passati. Ma la fedeltà al giorno del Signore, per gli ebrei il giorno sacro è il sabato , per noi cristiani è la domenica, giorno memoriale del Signore Risorto, nasce dalla fede e oggi siamo ancora interpellati sulla nostra fede e sul come noi mettiamo in pratica la parola del Vangelo, perché cristianesimo vuol dire fedeltà a Cristo, al Vangelo, vuol dire amore, vuol dire condividere, significa spezzare il pane, condividere il pane eucaristico e il pane quotidiano, amare il vicino come il lontano, amare l’amico come il nemico e colui che ci è simpatico e l’antipatico,amare il diverso da noi o per provenienza o per ideologia e religione.
Il cristianesimo autentico è quello che si fonda sulla fede coerente con il Vangelo e la fede non può non tradursi in atti concreti,concretamente si evidenzia anche nel partecipare con gioia alla domenica al banchetto eucaristico,questa fede coerente non può non tradursi in opere di amore e di solidarietà, fino talvolta a dare la vita per il nostro prossimo.

Oggi la prima lettura ed anche il vangelo parlano del giorno del Signore per santificarlo.
“Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato. Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro,
ma il settimo giorno è il sabato per il Signore tuo Dio: non fare lavoro alcuno né tu, né tuo figlio, né tua figlia.
Ricordati che sei stato schiavo nel paese d'Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato”.
Questo non è solo un precetto ma il comando di santificare il giorno del Signore scaturisce dall’Amore verso il Signore, scaturisce dalla fede per la quale noi ci abbandono in Dio e affidiamo a Lui il nostro tempo o meglio il suo tempo, perché sappiamo che Lui è la Provvidenza, perché sappiamo che Lui è il Padre che ha cura di tutti i suoi figli in tutti i giorni e momenti della settimana e specialmente nel giorno a Lui consacrato, il Signore ha cura di ciascuno di noi in un modo che noi neppure immaginiamo.

Tutti oggi riservano uno o due giorni della settimana al riposo, noi cristiani riserviamo un giorno al Signore, come nella preghiera riserviamo a Lui parte del nostro tempo. Oggi purtroppo si prega poco o nulla, non si trova il tempo per il Signore, ma il momento bisognerebbe trovarlo per Colui che è il Signore del tempo e della storia, che ha in mano la nostra vita, i nostri giorni, la nascita e la morte.
Gli ebrei sono scrupolosi nell’osservanza del sabato, lo abbiamo sentito nel vangelo, il sabato è giorno di riposo e di santità, il sabato è donato al Signore che ci ha creato e ci sostiene nell’esistenza.
Noi cristiani doniamo la dlomenica al Signore Risorto che ha vinto la forza del tempo che passa e inarrestabile conduce alla morte, quel tempo che fa invecchiare e morire,santifichiamo al Signore Risorto il tempo della domenica anche per dare un senso al nostro tempo attuale ed anche a quel tempo che non avrà fine e che si chiama eternità.

E quanto più ci doniamo al Signore e tanto maggiormente si riceve.
Il Signore dona cento volte tanto e la vita eterna a quanti per Lui hanno lasciato tutte le cose terrene e gli affetti umani. Lo si dice anche nel Salmo:”il Signore dona con larghezza a quanti donano con gioia, una buona misura traboccante vi sarà versata in grembo”, il Signore dona e dona la vita in sovrabbondanza.

Date e vi sarà dato, il Signore ama chi dona con gioia, gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.
Il Signore ci invita a santificare il suo giorno in ricordo di ciò che Lui ha fatto e sta facendo per noi, liberandoci dalla schiavitù del peccato e donandoci la grazia di poterci nutrire di Lui ogni domenica nell’Eucaristia. Ma forse abbiamo smarrito questa fede autentica, e questo è comprovato dalla scarsità di confessioni e dalle tante Comunioni, dal poco tempo che si dona al Signore in adorazione qui in Chiesa.
Dove lentamente stiamo scivolando? Forse la nostra religiosità poco convinta e con una fede superficiale.

Gesù desidera da noi il dono di parte del tempo,un dono fatto con gioia e con fede.
Gesù ci ricorda che prima ancora del precetto festivo, del comandamento di osservare il riposo in giorno di festa, c’è l’amore, c’è la carità. Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato.
Allora sopra tutti i precetti, sopra la tradizione, sopra ttutto c’è la verità, la coscienza, c’è l’amore per Dio e per i fratelli. Con questo spirito ci prepariamo alla quaresima che inizia mercoledì, con il mercoledì delle ceneri.

Quale messaggio da questa domenica?
Ricordiamo le prime comunità cristiane, erano un cuor solo e un anima sola, uniti nella preghiera e nella frazione del pane. Gesù ci invita ad uscire dal nostro guscio, dal nostro individualismo, dal nostro egoismo.
Come al solito poniamoci una domanda: come possiamo noi fedeli cristiani,battezzati e praticanti perché osserviamo il precetto del riposo festivo, come possiamo con retta coscienza accostarci all’altare e magari ricevere la S.Comunione, cioè nutrirci dello stesso Corpo di Cristo, che è Amore, che è Unità, che è vita e al tempo stesso nutrire nel cuore sentimenti di indifferenza verso il nostro prossimo?

I due discepoli di Emmaus riconobbero il Signore Risorto nel gesto dello spezzare il pane, oggi il mondo ci riconoscerà come discepolo di Cristo dalla nostra testimonianza di condivisione di beni e di vita con i più poveri, con gli emarginati, a donare una parola di conforto e di speranza a chi la sta nella disperazione e sta brancolando nel buio. Il mondo sentirà il desiderio di seguire la fede cristiana quando anche vedrà i cristiani che sono pronti e disponibili la donare un po’ di tempo a Dio e alla carità fraterna,perché questo significa dare un po’ della nostra vita all’Altro,significa credere in un vita che non ha tramonto.

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