DON ANTONIO

giovedì 27 ottobre 2011

Omelia domenica XXX domenica anno B

Domenica scorsa la parola di Dio ci aveva invitato a riflettere sul servizio di carità ai fratelli specie quelli più bisognosi,perché Dio scegli i piccoli, i poveri, i rifiutati, i deboli, e invece confonde i forti ed abbassa i potenti. La carità freterna,l’amore di oblatività verso il prossimo nasce proprio dalla fede e oggi la Liturgia ci esorta a riflettere sul tema attuale e molto importante per tutti noi : il tema della fede.
Una riflessione sulla nostra fede incerta , sui dubbi che l’accompagnano , sulla nostra poca fede o peggio sulla nostra cecità spirituale , per poter gridare come il cieco:”Figlio di Davide, Gesù abbi pietà di noi”.
La fede come più volte abbiamo detto è un dono di Dio, la fede è l’esperienza di un incontro con Il Signore, la fede perciò coinvolge tutta la vita dell’uomo.

Oggi il racconto del vangelo è una vera catechesi per noi, perché spesso siamo anche noi ciechi a riguardo alla fede. Perché è molto facile perdere la luce della fede, perchè questa luce che è la fede e che illumina la nostra vita presente e ci una speranza oltre la vita terrena, questa luce non ce la possiamo dare noi, essa è un dono donato da Dio in germe nel Battesimo e un dono continuo che viene dall’alto e che noi dobbiamo chiedere sempre con insistenza nelle nostre preghiere,e dire: “Signore fa che io veda” perchè Tu Signore sei Via, verità e vita.

La prima lettura è del profeta Geremia e si riferisce alla processione gioiosa del ritorno degli esuli, dei deportati del popolo d’Israele da Babilonia alla terra della Palestina. La popolazione è ormai poca, si tratta di un resto, di un piccolo gruppo di esiliati che ora tornano nella loro patria e con loro Dio continua la sua storia di salvezza. Il Signore continua ad essere per Israele motivo di gioia e di consolazione, “li condurrà per la via diritta”, accompagnandoli come un padre.
Ogni ritorno nella Bibbia, ha un riferimento al tema della conversione: “ritornate al Signore vostro Dio, cambiate vita”,una immagine l’abbiamo nel figlio che si era allontanato dalla casa paterna e poi ritorna.
Il miracolo come la fede presuppongono una conversione radicale e del cuore al Signore. E il brano evangelico ci parla proprio di questo.

Il cieco rappresenta l’uomo che non ha la luce della fede, me è sulla via, sulla strada della ricerca della della verità, è il cieco che vuole guarire, è l’uomo alla ricerca della luce della fede, è l’uomo che ancora non vede Gesù,ne sente parlare, forse sente qualche suo richiamo, ma al tempo stesso desidererebbe farne l’esperienza, perché sa che in Gesù e da Gesù può trovare la luce e la vista. E’ l’uomo che finalmente scopre la sua cecità, scopre di essere nelle tenebre, scopre a un certo punto della vita che sta camminando nelle tenebre, perché non sa dare un senso al suo vivere, non riesce a dare un significato al dolore, alla vita , alla morte; però è anche un uomo alla ricerca, desidera la guarigione, desidera la luce per dare un significato pieno alla sua esistenza.
Il cieco Bartimeo non solo vede Gesù dopo il miracolo, ma apre il suo cuore alla fede e si mette a seguire il Maestro.Anche noi siamo come il cieco di Gerico, perché anche noi possiamo trovarci nella cecità spirituale, ciechi nella fede. Vogliamo seguire Gesù ma siamo impediti da tante cose. La prima cosa da fare è renderci conto della nostra poca fede e poi comprendere che la luce della fede non può provenire dalle cose o da altre persone, ma solo da Gesù.

Il cammino della fede non è mai e non è mai per nessuno un cammino facile. Nella fede si richiede sempre di lasciare dietro di sé qualcosa e qualcuno come Abramo o come gli apostoli, si richiede di camminare verso un ignoto ma luminoso, verso un futuro non garantito da nessuna tecnica umana, ma la fede esige un abbandono incondizionato della logica della carne, della logica degli istinti, comporta l’abbandono senza riserve di tutte le sicurezze e le garanzie umane per affidarci esclusivamente e totalmente del Signore, perché è Padre ed è fedele.

Tutto questo oggi diventa o è già diventato più difficile di un tempo . Mentre in un passato non tanto lontano negli anni, la fede era un punto fermo di sicurezza per la vita, era una risposta ovvia di fronte alle tante assurdità dell’esistenza e agli interrogativi dell’uomo e del mondo;oggi non è più così:
oggi l’uomo, intriso di tecnologie ,scienze e leggi di mercato, vuole vedere con i propri occhi se una certa cosa è vera, vuole toccare con mano, vuole farsi lui l’esperienza, l’uomo avvolto e preso da una mentalità scientista, tecnologica e razionalista non accetta più come vero se non ciò che è evidente o dimostrabile attraverso la scienza.

Constatiamoil diffondersi sempre più di una cultura,di una mentalità materialistica ed edonistica, dove al primo posto ci sono: il piacere, il denaro, la vita comoda, il potere, inoltre il degrado progressivo della morale, del discernimento di ciò che è bene e di ciò che è male, al quale si unisce il degrado dell’ambiente e la vita sempre più stressante , inquinata e invivibile, e per di più l’acuirsi del problema del male e del dolore e della morte di parte dell’umanità o perché colpite da terribili mali o perché colpite dalla miseria, in questo quadro la mancanza di autentici uomini di fede, di persone che abbiano una fede cosciente e robusta che attrae anche chi è nelle tenebre o è cieco.
Se ci vediamo lontani da questa fede forte convinta e convincente, fondata sulle Sacre Scritture,sulla Tradizione e sulla Chiesa e pronta alla testimonianza nel concreto, oggi siamo invitati alla conversione, o almeno ad una accorata preghiera, quella di Bartimeo: “Signore, figlio di Davide abbi pietà di me, fa che io veda

Nessun commento:

Posta un commento