DON ANTONIO

venerdì 23 dicembre 2011

Le quattro Messe di Natale (Andrea Caniato) Posted: 23 Dec 2011 08:28 AM PST Dal Monastero di Bose

Mons. Andrea Caniato: La Liturgia del giorno di Natale è particolarmente ricca: basti pensare al fatto che per un unico giorno liturgico, sono previste ben quattro diverse celebrazioni della Messa. Cerchiamo brevemente di comprenderne l’origine e il significato.
La Messa della sera della vigilia, che appartiene già al Natale, riassume in se stessa tutta l’attesa di Israele e dell’umanità; al centro il brano della Genealogia secondo Matteo, che presenta Gesù da una parte come apice della storia di Israele, con i suoi momenti di gloria e con le sue durezze, dall’altra come intervento soprannaturale dell’Onnipotente.

Molti cristiani sono particolarmente affezionati alla Messa che si celebra durante la notte. Questo rito, che ha un evidente analogia con la veglia di Pasqua, ha la sua origine storica nella basilica romana di Santa Maria Maggiore, nella cui confessione per volontà dell’Imperatrice Sant’Elena, vennero collocate le reliquie della mangiatoia di Betlemme (presepio). Entrò così anche a Roma, e poi in tutte le Chiese di rito romano, l’usanza betlemmita (testimoniata da Egeria) di celebrare l’Eucaristia durante la notte, a diretto contatto con la testimonianza concreta del fatto che viene rivissuto nel mistero. Questa celebrazione mette in evidenza l’evento in se stesso della Nascita di Gesù, in un momento ben preciso della storia e della geografia: aspetto molto marcato nelle prime parole del Vangelo di Luca.
Nelle prime ore del mattino si celebra la Messa dell’Aurora che ha una origine storica curiosa: anticamente nella città eterna vi era una numerosa e vivace comunità greca, che seguiva le tradizioni liturgiche orientali e che aveva sede nella Chiesa di Sant’Anastasia al Palatino. I greci, che seguivano anche a Roma il rito bizantino, non avevano ancora la festa di Natale, perché l’unica celebrazione della manifestazione di Cristo era a quel tempo il 6 gennaio, la festa della Teofania. Il 25 di dicembre cadeva però la festa della martire Anastasia. I Pontefici Romani, dunque, per onorare la comunità greca, salivano al mattino presto al Palatino per celebrare la Liturgia solenne. I testi liturgici erano comunque natalizi. In maniera casuale (se casualità esiste), ne venne una sintesi impressionante: il mistero dell’Incarnazione,il mistero pasquale (richiamato dal nome della martire che significa letteralmente “risurrezione”)e la testimonianza dei santi, che è il frutto della Redenzione!I testi biblici, soprattutto il Vangelo, in continuità con la celebrazione notturna, evidenziano la figura dei Pastori, che ricevono l’annuncio e si mettono in cammino verso Betlemme, il cui nome tradotto significa “Casa del pane”.
Si arriva così alla Liturgia vera e propria del Giorno di Natale, la celebrazione solare del mistero e dello scambio dei doni: Dio si è fatto uomo, per donare all’uomo la grazia di essere come Dio. Storicamente è, possiamo dire, la vera Messa della festa, celebrata dai Pontefici nella Cattedrale Lateranense o di nuovo a Santa Maria Maggiore. La Liturgia della Parola è dominata dalla lettura del Prologo di Giovanni, ulteriore sottolineatura pasquale: nella logica giovannea infatti, il prologo introduce il Vangelo e il “farsi carne” del Verbo di Dio è certamente riferito alla nascita di Gesù, ma anche alla sua solidarietà con l’uomo nella sua vita e nella sua morte. Basti pensare che nel rito bizantino, ad esempio, il prologo di Giovanni è la lettura propria della Liturgia del giorno di Pasqua; e che nel rito romano antico, lo stesso prologo di Giovanni veniva letto un tempo al termine di ogni Messa, quasi come chiave di lettura per poter interpretare ciò che accade nella stessa celebrazione: “noi vedemmo la sua gloria”.
La festa di Natale è un anniversario: l’aspetto storico e cronologico è molto sottolineato dalla Liturgia. Ma in realtà è molto più che un anniversario. Per la forza del sacramento eucaristico, noi tocchiamo con mano il mistero che celebriamo: il bambino che è nato a Betlemme è il crocifisso risorto; è il Signore, il vivente. Quella forza d’amore che è entrata nel mondo 2000 anni fa a Betlemme, tocca noi qui e ora. Ecco perché la Liturgia usa spesso la parola “oggi”, come nell’antifona maggiore del Vespro:Oggi Cristo è nato, è apparso il Salvatore; oggi sulla terra cantano gli angeli, si allietano gli arcangeli; oggi esultano i giusti, acclamando: Gloria a Dio nell'alto dei cieli, alleluia.

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