DON ANTONIO

martedì 13 dicembre 2011

Perdonate e vi sarà perdonato

Un cordiale fraterno augurio: il Signore vi dia pace.
- Il tema di questo nostro incontro tocca un centro nevralgico del cristianesimo e,
nello stesso tempo, forse, una ferita scoperta del vostro animo.
- La nostra intenzione non ha carattere sadico: mettere il dito nella piaga per far soffrire e scoprire quanto siamo fragili ed immaturi. No! La nostra intenzione è esplicitamente dichiarata: aiutarvi, alla luce della Parola e della esemplarità di Gesù, a superare un disagio interiore, a guarire una ferita, forse ancora sanguinante.
- Vogliamo partire da una splendida parabola che ci riferisce Matteo al cap.18,
vv. 23-35:

«A proposito, il regno di cieli è simile ad un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti,gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui, con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: paga quel che devi! Il suo compagno gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’ uomo e gli disse: servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu avere pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».

- Il motivo per cui Gesù racconta questa parabola è dato da una interrogazione di Pietro.
Vi erano in Israele diverse scuole rabbiniche che davano diversi criteri di perdono. Alcuni dicevano che si deve perdonare fino a tre volte, altri fino a sette. Può darsi che Pietro abbia fatto riferimento a quanto Luca riferisce: Gesù,in una lezione ai suoi discepoli, aveva fatto riferimento al perdono da dare sette volte.
” Se tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli. E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: «Mi pento, tu gli perdonerai.» Gli Apostoli dissero al Signore: “Aumenta la nostra fede!” (Lc. 17,3-5)
Pietro, quasi intenerito dalle parole di Gesù che, in altro contesto, richiamavano alla comunione pone a Gesù una domanda che intende aprirsi alla misericordia:
“… quante volte dovrò perdonare al mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?”. E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette”. (Mt.18,21-22)

Faccio notare che Gesù,nella pericope precedente, parla di “sette volte al giorno”.
La indicazione di Gesù amplia l’orizzonte. Se Pietro si rifà alle parole di Gesù è tentato di precisare restringendo, pur ampliando il perdono rispetto ai rabbini più ristrettivi. Gesù, invece, chiede ai suoi discepoli di perdonare proprio sempre, perché parte dalla esemplarità di Dio, nostro Padre, nostro Abbà, di cui siamo figli. Lui ci perdona sempre: per vivere da figli occorre fare come Lui fa. Gesù torna più volte nel Vangelo al dovere-necessità di perdonare, perché il perdono è la forma più alta della gratuità. Si tratta infatti di superare il nostro orgoglio e di rimarginare le nostre ferite, il che ha un costo non indifferente.

Vediamo, subito, alcuni passi in cui Gesù torna sul problema del perdono; riprenderemo dopo una breve analisi della parabola.

Mt.5,20 “Perché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel Regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: NON UCCIDERE; CHI AVRA’,UCCISO SARA’ SOTTOPOSTO A GIUDIZIO. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, SARA’ SOTTOPOSTO A GIUDIZIO. Chi poi dice al fratello: STUPIDO (in aramaico RAQA significa SENZA CERVELLO, TESTA VUOTA) SARA’ SOTTOPOSTO AL SINEDRIO(il grande tribunale di Gerusalemme, rispetto ai tribunali locali); e CHI GLI DICE PAZZO(in greco,insensato; in ebraico ha una sfumatura di empietà ), SARA’ SOTTOPOSTO AL FUOCO DELLA GEENNA”. (la Geenna era una valle a sud-ovest di Gerusalemme dove si era tenuto il culto idolatrico di Molok e si bruciavano i rifiuti, per questo era divenuto il simbolo dell’inferno).

Mt.5,43-48 “Avete inteso che fu detto: amerai il prossimo tuo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: AMATE I VOSTRI NEMICI, PREGATE PER I VOSTRI PERSECUTORI, AFFINCHE’ SIATE FIGLI DEL PADRE VOSTRO CELESTE, CHE FA SORGERE IL SUO SOLE SOPRA I MALVAGI E SOPRA GLI INGIUSTI. INFATTI SE AMATE QUELLI CHE VI AMANO CHE MERITO(o grazia) NE AVETE? NON FANNO COSI’ ANCHE I PUBBLICANI? E SE DATE IL SALUTO SOLTANTO AI VOSTRI FRATELLI, CHE COSA FATE DI STRAORDINARIO? NON FANNO COSI’ ANCHE I PAGANI? SIATE VOI DUNQUE PERFETTI COME E’ PERFETTO IL PADRE VOSTRO CELESTE. (Cfr. anche lc.6,27-36)

Mc. 11,25 Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il PADRE VOSTRO che E’ NEI CIELI ‘PERDONI A VOI I VOSTRI PECCATI”.

Lc.6,37 “PERDONATE VI SARA’ PERDONATO”.

Mt . 7,1 “Non giudicate e non sarete giudicati; perché con il giudizio con cui giudicate, sarete giudicati, e con la MISURA CON LA QUALE MISURATE SARETE MISURATI!.

Lc.23,24 “PADRE PERDONA LORO PERCHE’ NON SANNO QUELLO CHE FANNO”, sono le
Parole di Gesù in croce. Gesù non solo perdona ma anche giustifica e scusa.

- Paolo non fa che riprendere il tema, nelle sue lettere, del perdono scambievole.
Solo brevi citazioni:
Ef.4,32 “Perdonatevi a vicenda…”

Col. 3, 13 “Perdonatevi scambievolmente se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Al di sopra di tutto, vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione”.

- Riprendiamo però una qualche breve analisi della parabola del” conservo spietato” per
cogliere alcuni aspetti importanti dell’insegnamento di Gesù.

* Intanto è un Re che fa i conti con i suoi servi. Una persona di grande autorità
che fa i conti con i suoi dipendenti: uno di loro ha fatto un debito di dieci
mila talenti.

* Diecimila talenti è una somma intenzionalmente esorbitante. Chi ascoltava non l’aveva neppure mai sognata. Si può pensare a 100 miliardi! Forse, se non di più, se si pensa che l’intera Galilea doveva ad Erode, come tributo annuo, 200 talenti.

* E’ quasi incredibile la generosità del Re. “Impietositosi dal servo, il padrone (dunque si tratta di uno schiavo!)lo lasciò andare e gli condonò il debito” (V. 27)

* Il servo che richiede all’amico cento denari(si può calcolare, esagerando,un milione oggi!) con aggressività e violenza, commette una colpa gravissima perché sembra dimenticarsi del tutto di essere stato trattato con grande, incredibile benevolenza.
* E’ il divario fra il trattamento ricevuto, e il trattamento dato, la misura
della gravità del suo peccato.

* La conclusione è profondamente seria: colui a cui era stato condonato tutto
torna ad essere penalizzato dalla sua stessa cattiveria.

* “Così anche il Padre mio celeste farà A CIASCUNO DI VOI, SE NON PERDONERETE
DI CUORE AL VOSTRO FRATELLO”(v.35)

* Non illuda la parola “fratello”: nel Nuovo Testamento “fratello” è colui che
appartiene alla stessa storia di salvezza, cioè ogni persona umana. Ricordiamo
qui, per un suo naturale aggancio, la parabola del “Buon Samaritano”.

* E’ doveroso sottolineare quel genitivo qualificativo: DI CUORE, cioè non tanto
pro forma, esternamente, ma dalla profondità del proprio essere.

- Il Catechismo della Chiesa Cattolica così recita commentando il Padre nostro:

V. Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori

2838 Questa domanda è sorprendente. Se consistesse soltanto nel primo membro della frase – «Rimetti a noi i nostri debiti» – potrebbe essere implicitamente inclusa nelle prime tre domande della Preghiera del Signore, dal momento che il sacrificio di Cristo è « per la remissione dei peccati ». Ma, secondo l’altro membro della frase, la nostra domanda verrà esaudita solo a condizione che noi, prima, abbiamo risposto ad un’esigenza. La nostra richiesta è rivolta verso il futuro, la nostra risposta deve averla preceduta; una parola le collega: «come ».

RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI…

2839 Abbiamo iniziato a pregare il Padre nostro con una confidenza audace. Implorando che il suo Nome sia santificato, gli abbiamo chiesto di essere sempre più santificati. Ma, sebbene rivestiti della veste battesimale, noi non cessiamo di peccare, di allontanarci da Dio. Ora, con questa nuova domanda, torniamo a lui, come il figlio prodigo, e ci riconosciamo peccatori, davanti a lui, come il pubblicano. La nostra richiesta inizia con una « confessione », con la quale confessiamo ad un tempo la nostra miseria e la sua misericordia. La nostra speranza è sicura, perché, nel Figlio suo, «abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati» (Col 1,14; Ef 1,7). Il segno efficace ed indubbio del suo perdono lo troviamo nei sacramenti della sua Chiesa.
2840 Ora, ed è cosa tremenda, questo flusso di misericordia non può giungere al nostro cuore finché noi non abbiamo perdonato a chi ci ha offeso. L’Amore, come il Corpo di Cristo, è indivisibile: non possiamo amare Dio che non vediamo, se non amiamo il fratello, la sorella che vediamo. Nel rifiuto di perdonare ai nostri fratelli e alle nostre sorelle, il nostro cuore si chiude e la sua durezza lo rende impermeabile all’amore misericordioso del Padre; nella confessione del nostro peccato, il nostro cuore è ,aperto alla
sua grazia.
2841 Questa domanda è tanto importante che è la sola su cui il Signore torna sviluppandola nel Discorso della montagna. All’uomo è impossibile soddisfare questa cruciale esigenza del mistero dell’Alleanza. Ma « tutto è possibile a Dio >>

… COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI

2842 Questo« come» non è unico nell’insegnamento di Gesù: « Siate perfetti “come” è perfetto il Padre vostro celeste» (M t 5,48); « Siate misericordiosi “come” è misericordioso il Padre vostro» (Le 6,36); « Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; “come” io vi ho amati, così amatevi anche voi» (Gv 13,34). È impossibile osservare il comandamento del Signore, se si tratta di imitare il modello divino dall’esterno. Si tratta invece di una partecipazione vitale, che scaturisce « dalla profondità del cuore», alla Santità, alla Misericordia, all’ Amore del nostro Dio. Soltanto lo Spirito, che è la nostra Vita, può fare « nostri» i medesimi sentimenti che furono in Cristo Gesù. Allora diventa possibile l’unità del perdono, perdonarci « a vicenda “come” Dio ha perdonato» a noi « in Cristo»(E.f4,32).
2843 Così prendono vita le parole del Signore sul perdono, questo Amore che ama fino alla fine. La parabola del servo spietato, che corona l’insegnamento del Signore sulla comunione ecclesiale, termina con queste parole: « Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di-voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello ». È lì, infatti, « nella profondità del cuore» che tutto si lega e si scioglie. Non è in nostro potere non sentire più e dimenticare l’offesa; ma il cuore che si offre allo Spirito Santo tramuta la ferita in compassione e purifica la memoria trasformando l’offesa in intercessione.
2844 La preghiera cristiana arriva fino al perdono dei nemici. Essa trasfigura il discepolo configurandolo al suo Maestro. Il perdono è un culmine della preghiera cristiana; il dono della preghiera non può essere ricevuto che in un cuore in sintonia con la compassione divina. Il perdono sta anche a testimoniare che, nel nostro mondo, l’amore è più forte del peccato. I martiri di ieri e di oggi rinnovano questa testimonianza di Gesù. Il perdono è la condizione fondamentale della Riconciliazione dei figli di Dio con il loro Padre e degli uomini tra loro.
2845 Non c’è né limite né misura a questo perdono essenzialmente divino. Se si tratta di offese (di «peccati» secondo Le 11,4 o di « debiti» secondo Mt 6,12), in realtà noi siamo sempre debitori: «Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole» (Rm 13,8). La comunione della Santissima Trinità è la sorgente e il criterio della verità di ogni relazione. Essa è vissuta nella preghiera, specialmente nell’Eucaristia.
Dio non accetta il sacrificio di coloro che fomentano la divisione; dice loro di lasciare sull’altare l’offerta e di andare, prima, a riconciliarsi con i loro fratelli. Dio vuole che ce lo riconciliamo con preghiere che salgono da cuori pacificati. Ciò che più fortemente obbliga Dio è la nostra pace, la nostra concordia, l’unità di tutto il popolo dei credenti, nel Padre nel Figlio e nello Spirito Santo. .
- Padre Lacordaire, domenicano francese, scriveva:
* Vuoi essere felice un istante?
VENDICATI!

* Vuoi essere felice per sempre?
PERDONA!

* Vuoi guarire dal male che hai dentro?
DIMENTICA!

- A me non piace il verbo “dimenticare”, preferisco la dizione “NON RITENERE”, liberare
il cuore da ogni ferita, cancellare il senso dell’umiliazione o della frustrazione.
- Il PERDONO non è un favore che viene fatto a colui a cui si perdona ma è invece una
LIBERAZIONE DAL PROPRIO RISENTIMENTO’ E’ UNA PURIFICAZIONE DEL CUORE.
- PERDONANDO SI HA , INOLTRE ,LA POSSIBILITA’ DI PARTECIPARE ALLA GRATUITA’ DI DIO, QUALUNQUE SIA LA GRAVITA’ DELL’OFFESA RICEVUTA E DELLA SOFFERENZA DALL’OFFESA PRO VOCATA.
- IL PERDONO è il superamento del proprio orgoglio e del proprio EGOISMO. E’ un FATTO CHE INDICA LA MATURAZIONE DEL CREDENTE E. LA SERIETA’ DELLA SEQUELA NEI CONFRONTI DEL SIGNORE.

- ALCUNI SUGGERIMENTI PRATICI:

Quando, come,
a quali condizioni?

Quando?
Subito, senza pensarci troppo! Senza aspettare che “tramonti il sole sopra la tua ira” (cf. Ef 4, 26); senza consultare “esperti” e “amici”.
Subito! perché più passerà il tempo e più ti sarà difficile!

Se perdoni ora, il merito è tuo; se perdonerai domani, il merito. sarà … del tempo!

Come?
Con parole sincere e con gesti semplici. Basta un sorriso, un segno, una mano tesa… Basta una parola: “scusa”!

Basta poco; bastano piccoli segni d’amore, purché siano spontanei e veri!

A quali condizioni?
A nessuna condizione! Senza chiederti se sarai capito e corrisposto! Senza contare su nessuna certezza o sulle inflessibili regole delle “convenienze” umane.
Dio perdona subito e senza condizioni!

Incomincia tu:

Il perdono è la conquista più difficile. Lo puoi concedere solo con l’aiuto divino che si ottiene con la preghiera.

Da dove cominciare? Semplicissimo: dalla tua decisione di voler perdonare!

Incomincia tu! Muoviti per primo! Non fare troppi calcoli! Vai incontro al tuo “nemico”: buttati!

Vuole avere ragione? Dàgliela! Vuole essere superiore a te? Làsciagli questa soddisfazione! Sta covando la sua vendetta? Tu prendilo in contropiede con un gesto d’amore!

Persuaditi che perdonare è più importante e ti dà di più che avere ragione.

Facendoti “piccolo”, diventerai grande! Accettando di “perdere”, avrai vinto la battaglia più ardua e impegnativa!

Dunque: incomincia tu! Incomincia però perdonando a te stesso, accettandoti umilmente per quello che sei ed eliminando quei sensi di colpa che ti fanno tanto soffrire


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