DON ANTONIO

lunedì 6 febbraio 2012

Esaltazione della Santa Croce. 2





Movimento Apostolico - rito romano
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito

Tutti i nostri mali iniziarono per un atto di non fede. Ma cosa è esattamente la fede? La fede è accoglienza di una Parola di Dio esatta, puntuale, specifica, chiara, fatta risuonare al nostro orecchio. Fede non è credere in Dio. Tutti possono credere in Dio, o in un Dio. Fede è credere nella Parola del vero Dio e Signore, del vero Creatore dell'uomo. Dove non c'è la Parola del vero Dio, lì non c'è neanche la fede. Mai ci potrà essere. Perché sarebbe posta in una falsità, in qualcosa di inesistente. Questa sarebbe idolatria, superstizione. Mai potrebbe chiamarsi fede.
Il Signore aveva detto ad Adamo: "Se ne mangi, muori!". Adamo non ascoltò e fu la morte per lui e per tutto il genere umano. Con la morte furono anche ogni sorta di sofferenza e di dolore. Con quella disobbedienza la terra si trasformò in una valle di lacrime, in un cimitero di morti, in una distesa di ossa aride.
Dio, ricco di misericordia e di bontà, non ha lasciato l'uomo in balia della sua sofferenza, del suo dolore, della sua povertà umana, della sua morte. Non vuole che rimanga in eterno fuori della sua casa. Ancora una volta e sempre gli propone la fede come vera via di vita, salvezza, redenzione, giustificazione, elevazione, dono della dignità smarrita e perduta. Questa volta però cambia qualcosa. Non è più nella sua Parola che gli uomini dovranno credere. Sono invece chiamati a credere in un Crocifisso particolare, speciale, unico al mondo.
Questo Crocifisso unico, particolare, speciale è il Figlio dell'uomo. Questi sarà innalzato sulla croce. Chi lo contemplerà come il suo Dio e Signore, chi si lascerà inondare dalla sua grazia e verità, chi lo riconoscerà come il suo Salvatore e lo guarderà con occhio di purissima fede, sarà salvato, entrerà nella vita, otterrà la riconciliazione con il suo Dio e Signore, sarà reso partecipe della divina natura, sarà ricolmato di Spirito Santo, diventerà amico e familiare di Dio.
È Cristo Gesù oggi la via attraverso la quale la salvezza di Dio discende sull'intera umanità. Noi però, ancora una volta, come Adamo, come Eva, vogliamo essere disobbedienti al suo Comando. Non vogliamo accogliere Cristo. Lo rifiutiamo. Lo rinneghiamo. Ci vergogniamo di Lui. Non lo guardiamo con occhi pieni di fede.
La moderna società non solo non vuole più guardare verso il Crocifisso, esige che il Crocifisso non guardi verso di essa e per questo lo vuole togliere fisicamente dalla sua presenza. Dove regna la moderna società il Crocifisso deve essere abolito, tolto, nascosto, eliminato. In nome di chi? Della libertà dell'uomo, della sua autonomia, della sua civiltà, nella quale non c'è più posto per la vera salvezza.
La via della vita non è l'uomo a costruirsela. L'uomo è nella morte, nel cimitero spirituale. L'uomo è una valle di ossa aride. Lui può aggiungere solo morte e a morte, fetore a fetore, puzza a puzza, putridume a putridume, ai quali poi dona il nome di progresso, di civiltà, di elevazione culturale. Quali sono oggi le vie umane del progresso, della civiltà, della salvezza? Aborto, divorzio, eutanasia, omosessualità, coppie di fatto, abolizione del Crocifisso, della Domenica, della Legge morale. Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi di Dio, fateci di vera e convinta fede.


don Luciano Sanvito
Il "Magnificat" di Dio

L'esaltazione della Santa Croce, attraverso Gesù, che dalla croce strumento di condanna viene esaltato nello Spirito come il Cristo che rende la croce vessillo di vittoria, ci conduce all'intimità e identità di Dio.

E' il Padre, che nel Figlio esprime attraverso la via della croce le sue scelte di vita, i suoi pensieri, i suoi sentimenti, i suoi orientamenti dell'animo, della sua mente e del suo cuore, sigillandoli nel suo "magnificat", nell'esultare di gioia attraverso lo Spirito Santo, di fronte alla potenza salvifica, sanante e risuscitante della Croce divina.

Ogni croce che si accosti a questo cammino divino, in un modo o in un altro, si illumina a sua volta, brilla e riluce dello stile del magnificat di Dio, intravedendo sempre e comunque la vittoria su ogni realtà contraria.
E così, la croce divina esalta il meglio non solo di Dio, ma dell'umanità.
Senza la croce come garanzia, ogni verità che voglia dirsi tale è solo parvenza e chimera del momento. Quante belle verità, e forse a partire proprio dalla Chiesa, non rientrano più nell'esperienza della Croce!

Se incontri un disagio, una croce, in te o attorno a te, osservali con l'occhio dello Spirito. Vedrai subito brillare, al di là della prova, della sofferenza e della croce stessa, quello che il Padre ci invita a contemplare, a percepire come vittoria in atto, in quel panorama che attraverso la croce si dispiega agli occhi della fede: è la immensa realtà del mistero di Dio che si fa in noi, unendoci alla gioia del suo Magnificat.


Paolo Curtaz


La festa dell'esaltazione della santa croce è nata da un fatto storico: il ritrovamento della regina Elena, madre dell'imperatore Costantino, primo imperatore convertitosi alla fede, del luogo della crocifissione a Gerusalemme.

La croce non è da esaltare, la sofferenza non è mai gradita a Dio, toglietevi dalla testa, subito, la tragica inclinazione all'autolesionismo tipica del cattolicesimo, inclinazione che crogiuola il cristiano nel proprio dolore pensando che questo lo avvicini a Dio. La nostra è una Religione che rischia di fermarsi al venerdì santo, perché tutti abbiamo una sofferenza da condividere e ci piace l'idea che anche Dio la pensi come noi. No, lo ripeto alla nausea: la felicità cristiana è una tristezza superata, una croce abbandonata perché ormai inutile e questa croce vuota - oggi - viene esaltata. La croce non è il segno della sofferenza di Dio, ma del suo amore. La croce è epifania della serietà del suo bene per ciascuno di noi. Fino a questo punto ha voluto amarci, perché altro è usare dolci e consolanti parole, altro appenderle a tre chiodi, sospese fra il cielo e la terra. La croce è il paradosso finale di Dio, la sua ammissione di sconfitta, la sua ammissione di arrendevolezza: poiché ci ama lo possiamo crocifiggere. Esaltare la croce significa esaltare l'amore, esaltare la croce significa spalancare il cuore all'adorazione e allo stupore. Innalzato sulla croce (Giovanni non usa mai la parola "crocifisso" ma "osteso" cioè mostrato) Gesù attira tutti a sé.

Eremo San Biagio


Dalla Parola del giorno
?Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo perché con la tua croce hai redento il mondo.? (Antifona al Vangelo)

Come vivere questa Parola?
La croce che nella festa odierna viene ?esaltata? è la grande scommessa del cristiano, poiché è grazie a questi due legni incrociati tra cielo e terra, che cielo e terra si sono ricongiunti: la croce fa da ponte tra Dio e l?uomo. Di più, permette all?uomo di volgere lo sguardo in alto: ?chiunque lo guarderà resterà salvo?, dice la prima lettura riguardo al serpente di bronzo che Mosè aveva posto sopra un?asta per ricordare la popolo brontolone che la salvezza viene da Dio; e Gesù, nel suo colloquio con Nicodemo, riprende l?immagine del serpente e aggiunge: ?così bisogna che sia innalzato il Figlio dell?uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.?
L?uso liturgico della croce presso l?altare quando si celebra l?Eucaristia o qualunque altra liturgia, rappresenta questo richiamo alla figura biblica del serpente. Giovanni nel suo Vangelo della passione la riprende, citando anche la profezia di Zaccaria (12,10) ?Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto?. Non si passa indifferenti davanti ad un crocifisso! O credi o imprechi! O ti apri alla misericordia e alla pietà o ti abbrutisci. E da una di queste azioni nasce la salvezza o la vendetta e il rancore!
Così è stato nei riguardi di Gesù e così è dei tanti crocifissi della storia di sempre: poveri, malati, sfruttati, anziani? Mi confidava Elisa Springer, una donna ebrea sopravvissuta ai lager nazisti, che proprio di fronte ai ?crocifissi? portati nelle camere a gas aveva compreso il mistero del Calvario: lì non era un profeta qualunque ad essere stato ucciso, ma Dio stesso. Quel dramma al quale assisteva muta col suo tozzo di pane in mano non poteva essere l?ultima scena di quel teatro disumano. Doveva pur esserci una via d?uscita. Doveva pur esserci un sole sopra quelle dense nubi! Doveva pur ?risorgere? una vita nuova. Lì, mi disse, credetti in Cristo.

Oggi, sosto silenzioso davanti al Cristo Crocifisso e prego con tutti i cristiani di tutti i secoli:
noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo per ché con la tua croce hai redento il mondo.

La voce di un profeta di oggi
La nostra carne / non ti abbandona: / sei un Dio che si consuma in noi, / un Dio che muore.
Vivi di noi, / sei la verità che non ragiona: / un Dio che pena / nel cuore dell?uomo.
David Maria Turoldo


http://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20110914.shtml

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