DON ANTONIO

venerdì 2 marzo 2012

Riflessioni sulle letture 4 marzo 2012 (Manicardi) Monaco a Bose




Gen 12,1-4; Sal 32; 2Tm 1,8-10; Mt 17,1-9

La storia di salvezza, che inizia con la vocazione di Abramo (I lettura), trova in Gesù il suo punto culminante, come attestano Mosè ed Elia sul monte della trasfigurazione (vangelo), e prosegue nei tempi della chiesa con la vocazione santa dischiusa dal Vangelo di Gesù Cristo (II lettura). L’obbedienza di Abramo apre la via al compiersi della promessa di Dio di fare di lui una benedizione per tutte le genti (I lettura); alla trasfigurazione la voce divina chiede obbedienza a Gesù, il Figlio: “Ascoltate lui!” (vangelo); l’evento pasquale è grazia che chiede obbedienza al credente e lo rende testimone (II lettura).

Al cuore dell’episodio della trasfigurazione vi è la voce dalla nube che comanda l’ascolto di Gesù (cf. Mt 17,5). La reazione dei discepoli alle parole celesti lega ascolto e timore: “ascoltando ciò, … i discepoli temettero grandemente” (Mt 17,6). Vi è qui l’eco del passo di Dt 4,32-33 che dice: “Dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra vi fu mai cosa grande come questa, che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco e sia rimasto vivo?”. Oggi, l’espressione che parla di “ascolto della Parola di Dio” è in bocca a tutti e rischia la banalizzazione: ascoltare la Parola di Dio è esperienza temibile che non coincide con la lettura e l’ascolto di pagine bibliche e non può essere confusa con segni dei tempi individuati per via sociologica più che mediante discernimento spirituale. Ascoltare la Parola di Dio significa scoprire la presenza di Dio e accoglierla in noi, ma si tratta di una presenza irriducibile all’ordine della rappresentazione, della percezione e della conoscenza. È una presenza altra, è luce. È la presenza luminosa che abita Gesù. E che raggiunge i discepoli grazie alla voce di Dio che, attraverso le Scritture, proclama l’identità messianica di Gesù (“Questi è il mio Figlio”: Sal 2,7), servo (“In lui mi sono compiaciuto”: Is 42,1) e profeta (“Ascoltatelo!”: Dt 18,15). L’ascolto della Parola di Dio è temibile anche perché conduce al cambiamento, alla conversione, a mutare vita facendo della Parola ascoltata il centro rinnovato e innovatore della propria esistenza. L’ascolto della Parola di Dio è temibile perché provoca una crisi, un esodo, (come avviene per Abramo: cf. Gen 12,1-4), un uscire dalla casa delle certezze e delle abitudini per iniziare un cammino non sorretto da umane sicurezze.
L’esperienza della trasfigurazione di Gesù coinvolge anche i sensi dei discepoli: essi ascoltano, vedono, sono toccati da Gesù (Mt 17,7: “toccandoli”, notazione solo di Matteo). Il corpo è il soggetto dell’esperienza spirituale e i sensi corporei intervengono in essa. Consentendoci di aprirci all’alterità, di metterci in contatto con il mondo, essi svolgono una funzione incoativamente spirituale. E la trasfigurazione ci suggerisce di ritrovare l’unità della spiritualità cristiana uscendo dai dualismi che spesso l’hanno segnata: interiore-esteriore, sensi-spirito, corpo-anima, sensibilità-interiorità… La separazione tra corpo e spirito o la loro confusione conducono alla morte dell’uno e dell’altro e soprattutto fanno sparire l’autentica esperienza spirituale, che è esperienza di tutto l’uomo. Il credente ordina i suoi sensi con la fede, li innesta in Cristo, li allena alla preghiera, li lascia guidare dallo Spirito santo e così la sua esperienza di Dio sarà integrale. Come lo fu per Agostino nell’incontro che cambiò la sua esistenza: “Mi chiamasti e il tuo grido lacerò la mia sordità; balenasti e il tuo splendore dissipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza e io respirai e anelo verso di te; gustai e ho fame e sete; mi toccasti e arsi dal desiderio della tua pace” (Confessioni X,27,38). Non siamo di fronte a esperienze mistiche riservate a pochi eletti, ma all’esperienza di fede ordinaria del credente che ascoltando la Parola di Dio attraverso la Scrittura vede nella fede il volto di Cristo, tocca la sua presenza che gli si offre, gusta la consolazione dello Spirito, piange di compunzione, respira il respiro di Dio, ovvero, giunge a vivere la sua quotidiana esistenza, che è esistenza nel corpo, sotto la luce trasfigurante della grazia.
LUCIANO MANICARDI
Comunità di Bose

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